Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Viva Villa! Come dire: Viva il Messico

Bisogna venire in quest’angolo di New Mexico, che non è più Stati Uniti ma non è ancora l’old Mexico, per capire chi era veramente Doroteo Arango. Un nome che pochi ricordano, perché è famoso per il suo nome di battaglia: Pancho Villa

I treni di Pancho Villa

Chihuahua, mural in cui è raffigurato Villa
Chihuahua, mural in cui è raffigurato Villa

La Division del Norte, braccio armato della Rivoluzione nel nord del paese, era un esercito pittoresco la cui sussistenza era assicurata da un’armata di “soldaderas”, le donne che seguivano le truppe. Ma le geniali intuizioni militari di Pancho Villa la trasformarono in un formidabile strumento bellico, in grado di assicurare il successo della Rivoluzione, grazie all’utilizzo geniale della cavalleria e soprattutto della ferrovia, che operava con fulminei aggiramenti e avanzate lampo dietro le linee nemiche.
Il treno si rivelò uno strumento fondamentale in questa guerra combattuta su grandi distanze. Pittoresca è la descrizione del giornalista John Reed del quartier generale del Centauro del Norte, un vagone rosso con tende di chintz e vistose immagini femminili. Villa fu anche il primo a capire l’importanza della moderna informazione: fotografi e cineoperatori seguivano l’esercito rivoluzionario su vagoni privati. Villa, che in qualche caso arrivò a cambiare l’ora dell’attacco perché ci fosse luce sufficiente per le riprese, si faceva in cambio pagare lautamente le esclusive.

Per ritrovare Pancho Villa

Per le vie di Zacatecas (Foto:visitmexico, Guillermo Aldan)
Per le vie di Zacatecas (Foto:visitmexico, Guillermo Aldan)

Chihuahua – Prima di tutto “Quinta Luz”, quartier generale e residenza di Villa, oggi diventato Museo della Rivoluzione Messicana. Oltre alla storica Dodge in cui venne assassinato, nella biglietteria c’è un divertente elenco completo delle cosiddette “vedove di Villa”.
Il lussuoso ed elegante edificio art nouveau di Quinta Gameros, riflette le smisurate ricchezze dei latifondisti che possedevano letteralmente l’intero stato di Chihuahua.
Durango – A Gomez Palacio, il polveroso villaggio di Mapimì e il ponte sospeso di Ojuela.
Zacatecas – La Cattedrale, anzitutto, considerata il più bell’esempio di barocco churrigueresco. Quindi il Museo Rafael Coronel, nelle rovine cinquecentesche del convento di San Francesco, che raccoglie una collezione di oltre duemila maschere rituali indigene.
La Mina (miniera) El Edén, una delle più ricche del Messico, in cui si entra con un trenino e il Cerro de la Bufa, teatro di una celebre vittoria di Pancho Villa, da dove si gode un bellissimo panorama della città.
Città del Messico – Il Palacio Nacional, costruito sulle rovine del palazzo di Montezuma, contiene un’importante ciclo di murales di Diego Rivera sulla storia del Messico, nei quali è rappresentata anche la Rivoluzione.
Il posto migliore per capire invece l’ambiente del Messico pre-rivoluzionario, con i suoi eccessi di ricchezza e disuguaglianza sociale, è la hall del Gran Hotel Ciudad de Mexico, appena girato l’angolo dello Zocalo. È uno stupendo esempio dell’architettura francesizzante dei tempi del dittatore Porfirio Diaz: un tripudio di colonne, ascensori in ferro battuto “fin de siécle” e grandi uccelliere sormontate da uno spettacolare soffitto di vetri colorati. Alla fine di calle Madero c’è poi la Casa de Azulejos, ancora oggi sede del ristorante Sanborn’s, era un tempo lo splendido patio affrescato di una delle più belle dimore della città.
Per restare in tema di storia e rivoluzione, nella cantina La Opera, 5 de Mayo, all’angolo con Filomeno Mata, tutti possono ammirare lo storico buco nel soffitto, frutto di una pistolettata di Villa.

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