Martedì 23 Aprile 2024 - Anno XXII

Lisbona “meccanica”

Lisbona-il-Museo-dell'elettricità

Lisbona alta, bassa, sottoterra, lungo il fiume, dal mare, dal cielo. Con i mezzi di trasporto più diversi: tram, funivie, ascensori, metropolitane, treni, battelli, piccoli aerei. Una città (antica e moderna) in perenne “mobilità”, fisica e spirituale

Tram in riposo, sotto il mastodontico Ponte

Parque das Nações e la Torre Vasco da Gama (Foto: Visitportugal, Antonio Sacchetti)
Parque das Nações e la Torre Vasco da Gama (Foto: Visitportugal, Antonio Sacchetti)

Infine, merita il Museo Carris, la Compagnia dei Trasporti, al deposito di Santo Amaro sotto il ponte 25 de Abril. La storia dei tram e della città ne è raccontata. Già che ci siamo, c’è anche una funivia, il “Teleférico Lisboa”, che parte dalla Torre Vasco de Gama, 140 metri, e arriva all’Oceanário (pesci di tutte le fogge, cinquecento specie diverse). È il modo migliore per vedere il Parque das Nações, vale a dire il parco costruito per l’Expo ’98. Un insieme di padiglioni, tra i quali il magnifico Palvilhão do Conhecimento (Padiglione della Conoscenza, disegnato da Alvaro Siza Vieira) le Docas, vale a dire le passeggiate lungofiume. Più il ponte Vasco da Gama, undici chilometri sul Tago.

Metropolitana con stazioni “firmate”

Estação do Oriente (Foto: Visitportugal, Jose Manuel)
Estação do Oriente (Foto: Visitportugal, Jose Manuel)

Una visita al Parque è anche l’occasione per usare il metro, con le sue quattro linee. Quella che porta alla Estação do Oriente (Stazione d’Oriente) è la linea rossa. La stazione è un’opera di Santiago Calatrava, un capolavoro di leggerezza che rappresenta un palmeto (simbolo di arrivo, di riposo) metallico; una specie di selva che protegge i binari e si staglia nel cielo blu con le sue linee decise. Il Cais de Sodré, vale a dire il terminal dei traghetti e del treno per il nordovest, è un posto da vedere. Non solo per il viavai di traghetti, che schizzano veloci da una sponda all’altra del fiume-mare, ma per ciò che ci sta intorno: il quartiere di Santos, con i suoi negozi di design, il Mercado da Ribeira (mercato coperto, 1882) i vecchi docks, che stanno pian piano trovando un nuovo destino. Da qui si prende anche il treno metropolitano che porta a Estoril e a Cascais. Nuovo sviluppo per villaggi di pescatori, dove i palazzi reali prima (Palacio de Queluz, 1747) e l’ “eurificio” (al secolo: Casinó de Estoril) oggi, hanno dato uno sviluppo imprevedibile.

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Dalle acque del Tago e dal mare, si “legge” la storia

Lisbona Torre di Belém (Foto: Visitportugal, Jose Manuel)
Torre di Belém (Foto: Visitportugal, Jose Manuel)

Acqua, porto, battelli. Il Tago, nel suo enorme estuario, offre possibilità inaspettate. Come quel programma chiamato “Lisboa vista do Tejo”, che passa in parallelo tutto il fronte cittadino, dalla Torre di Belém al Parco della Nazioni, riducendo la città in una “striscia” a due dimensioni, un’asta cronologica che dal Castello (fondazione) a Belém (espansione e conquiste), alla Baixa (terremoto) al Parco (modernità) ne racconta il percorso. La crociera prevede anche una cena e parte dalla Doca de Alcantara Norte. Le crociere sono una possibilità ricca di vedere i monumenti “lato fiume”, di assaporare i docks, i traghetti, l’atmosfera marinara, di vedere il colossale Ponte “25 de Abril” da sotto (1966, dedicato al dittatore Salazar e poi rinominato dopo la Rivoluzione; torri alte centonovanta metri, strada a settanta metri, trecentomila veicoli al giorno, ventun milioni di passeggeri all’anno in ferrovia). Ci sono varie crociere, naturalmente; molte in partenza dalla Doca da Marinha, a sinistra della centrale Praça do Comercio (guardando il Tago).

Dal cielo, infine. Il passato e il presente con un unico sguardo

lisbona Ponte Vasco da Gama sul fiume Tago
Ponte Vasco da Gama sul fiume Tago

Aeroporto di Turis, a due passi da Estoril. Da qui partono i piccoli aerei di Air Nimbus, per sorvolare la capitale e la sua regione. Ecco laggiù i luoghi del Portogallo imperiale, il punto da cui i navigatori partono per esplorare l’incognito, come Vasco da Gama e Bartolomeo Diaz, che per scaramanzia chiamano “Cabo da Boa Esperança” quel punto dove Oceano Indiano e Atlantico si toccano, sbattendo sulle rocce chi si avventura. Lì c’è il punto di proiezione del Portogallo, piccola terra, verso il mondo. Le fortezze in difesa della capitale lungo la costa, quel ponte dedicato alla Rivoluzione dei Garofani del 1975, il Tago che compete con le correnti atlantiche, e il Faro “do Bugio” (1755) che ne segnala il limite geografico. La città enorme e abnorme che ha fagocitato i vecchi quartieri, il tracciato “rivoluzionario” della Avenida da Libertade, gli stadi rosso del Benfica (A Catedral…) e verde dello Sporting. Ecco, da lassù capirete meglio quel titolo di Wim Wenders: “Lisbon Stories”. Un percorso di fascinazioni progressive, che dalle storie cittadine alla Pessoa (con il suo aforisma: “Il buon portoghese è varie persone”) si sviluppa a ventaglio sul Tago, per poi prendere decisamente la strada degli oceani, le rotte di Goa e Macao, o di Rio de Janeiro. Lisbona con gli occhi del Novecento. Lasciatevi sedurre dalla voce flautata di Teresa Salguiero quando dice: “Adoro Lisboa, e as historias que tem. E sei que há muita gente, que adora também” (Adoro Lisbona e le sue storie, e so che anche molti la adorano). Parola dei Madredeus.

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