Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Le città messicane dell’Argento

Paesaggi assolati, cittadine che hanno “vissuto”, più di altre, la storia del Messico, sulla scia delle fortune dovute al prezioso metallo. Una Spagna d’antan, spazzata dalla rivoluzione, teatro di gesta e di personaggi incredibili

Guanajuato, Chiesa della Valenciana
Guanajuato, Chiesa della Valenciana

La luce di un tramonto sfacciatamente dorato serpeggia lungo stradine acciottolate che si arrampicano sinuose come serpenti in un anfiteatro di facciate pastello, piene di fiori. Da una piazzetta l’eco di un concerto di chitarre risale le colline: è un’ “estudiantina”, un’orchestrina di universitari che cerca di sbarcare il lunario con ballate strappalacrime collaudate da secoli. L’incanto è perfetto, potrebbe essere la Castiglia o l’Andalusia di qualche secolo fa invece è Messico, anzi Guanajuato, un fazzoletto di Vecchio Mondo perso nel cuore della Sierra Madre. 

Guanajuato, “forziere” dell’impero spagnolo

Una donna all'ombra della cattedrale di Zacatecas
Una donna all’ombra della cattedrale di Zacatecas

Sgranate lungo un antico Camino Real che collegava le ricche miniere del nord a Città del Messico, spesso nate per difendere le carovane di muli cariche d’oro e argento da indiani e banditi, le città coloniali messicane oggi sonnecchiano all’ombra di teatrali architetture da cui si affacciano angeli e santi dai tratti orgogliosamente iberici.
Guanajuato, San Miguel de Allende, Queretaro, Zacatecas, angoli di Spagna impastati di Toscana e Provenza, città dove Zorro potrebbe spuntare da ogni portone e dove un vecchio pazzo e romantico come Don Chisciotte probabilmente si troverebbe perfettamente a suo agio.
Sulla follia e sull’eccesso del resto è nata e vissuta Guanajuato, protagonista della più sfrenata corsa all’oro della storia, dove i fantasmi del passato sembrano ancora aggirarsi per le strade, quando la città scivola in un buio che la trasforma in un grande presepe. Lontano, come una quinta in fondo alla scena, si alza il profilo della chiesa di San Gaetano, popolarmente conosciuta come La Valenciana, nata quando le miniere d’argento facevano della “Ciudad de Santa Fe y Real de Minas de Guanajuato”, il forziere dell’impero spagnolo.

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Museo de las Momias
Museo de las Momias

E così nell’anno di grazia 1760 Don Antonio de Obregòn y de Alcocer, Conde de La Valenciana nonché soddisfatto proprietario dell’omonima miniera, una delle più ricche del mondo, aveva deciso di ringraziare Dio senza badare a spese costruendo una chiesa dove, secondo la leggenda popolare, persino la malta era impastata d’argento.
Un “mundo de ilusiones”, questo è Guanajuato dove non a caso è nato uno dei grandi muralisti messicani, Diego Rivera; un circo di sapori, colori e suoni che raggiunge il suo azimut in una sorta di tempio del surrealismo messicano, il Museo de las Momias, vera e propria Galleria dell’Orrore per famigliole in cerca di emozioni che raccoglie oltre un centinaio di mummie. C’è n’é per tutti i gusti: dal feto più piccolo del Messico al cadavere del rivoluzionario, tutti selezionati da un’ufficialissima commissione comunale che sceglieva gli “esemplari” più spettacolari, frutto di un processo di mummificazione naturale nel locale cimitero.

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