Giovedì 18 Aprile 2024 - Anno XXII

Le città messicane dell’Argento

Paesaggi assolati, cittadine che hanno “vissuto”, più di altre, la storia del Messico, sulla scia delle fortune dovute al prezioso metallo. Una Spagna d’antan, spazzata dalla rivoluzione, teatro di gesta e di personaggi incredibili

San Miguel e la calata dei “Gringos”

San Miguel de Allende
San Miguel de Allende

Oltre l’orizzonte, chiuso dalla Sierra di Santa Rosa, si sgrana il rosario di altre città coloniali, dove la luce prende i colori accesi dalle facciate e ogni domenica la banda suona in piazza mentre i ragazzi fanno lo struscio, fingendo di ignorarsi mentre saettano occhiate assassine di sottecchi. Magari circondati dalla più alta concentrazione di “gringos” per metro quadrato a sud del Rio Grande, come a San Miguel de Allende dove vengono in cerca di corsi di lingua e di un pizzico di esotismo “soft”.
Su tutti veglia paterna la torre gotico-disneyland della piccola cattedrale color rosa salmone costruita da Zeferino Gutierrez, locale scalpellino autodidatta, affascinato dalle stampe europee che mostravano cattedrali gotiche irte di guglie e pinnacoli. Perché non qui, deve essersi domandato, e probabilmente aveva ragione perché se c’è un luogo che sa assorbire tutto è proprio San Miguel, dove persino due culture come quella latina e quella anglossassone, che spesso più che incontrarsi si sono scontrate, riescono a dare il meglio di sé. E così, per campare, la “noble y leal ciudad de San Miguel el Grande” ha subito l’ennesima metamorfosi e palazzi e conventi, dopo secoli di melanconico abbandono, sono diventati sedi di istituzioni culturali mentre sofisticati antiquari e alberghi esclusivi hanno fatto rivivere romantici “patios”, dove l’unico rumore è il gorgogliare delle fontane.

Queretaro, città dell’insurrezione

Queretaro, Piazza del Municipio, ex casa di Doña Josefa Ortiz
Queretaro, Piazza del Municipio, ex casa di Doña Josefa Ortiz

Tutt’altra storia quella di Queretaro, una delle più ricche città della Nueva España dove, spesso con durezza, si è deciso il destino del paese.
Un monumento un po’ pomposo ricorda la “Corregidora” (co-reggitrice) al secolo Doña Josefa Ortiz, arcigna eroina dell’indipendenza e vero motore – come spesso accade in questo paese di fragili “machos” e ferrigne “virago” – del gruppo di idealisti e avventurieri protagonisti dell’insurrezione antispagnola.
Primo tra tutti l’onnipresente tormentone di ogni cerimonia ufficiale, il celebre Padre Hidalgo, al tempo parroco della vicina Dolores che secondo i maligni avrebbe scatenato l’insurrezione per sfuggire a creditori e mariti traditi. Storie che probabilmente lasciano insensibili i molti habitués della cantina El Rey, immersi nella penombra di un dormiveglia senza fine, cullati dal coro di preghiere dei fedeli inginocchiati davanti al portone del vicino Convento de la Santa Cruz. Forse in cerca di una tardiva espiazione per la morte di Massimiliano, imperatore-fantoccio fucilato proprio a Queretaro per ordine di un presidente indio dalla faccia triste e amante della legalità, Benito Juarez.

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Taxco, Cattedrale di Santa Prisca
Taxco, Cattedrale di Santa Prisca

Le città dell’argento sono tante, come le loro anime, da Zacatecas con le grandi miniere perse nell’altitudine dell’altopiano a Taxco, legata alla leggenda straordinaria di Don Josè de la Borda, gentiluomo francese di belle speranze, trasformato in uno degli uomini più ricchi delle Americhe dalla caduta del suo cavallo, letteralmente inciampato su una vena d’argento. Lui, in compenso, pensò di sdebitarsi con il buon Dio regalando a Taxco una cattedrale, perché “Dios da a Borda, Borda da a Dios”.
E ancora oggi i campanili di Santa Prisca troneggiano tra grappoli di case percorsi da vicoli che serpeggiano apparentemente senza logica, dove ancora oggi l’argento, non più quello delle miniere ma il frutto del lavoro di generazioni di straordinari artigiani, è ancora il motore dell’economia cittadina.

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