Venerdì 19 Aprile 2024 - Anno XXII

I Monaci cinesi del Kung-Fu

Henan, culla della civiltà cinese. Su un monte che guarda il Fiume Giallo c’è un monastero buddista. Quindici secoli fa un asceta d’origine indiana creò, ad uso dei suoi discepoli ai quali era vietato portare armi, una disciplina di autodifesa a mani nude

Il Kung-Fu in pillole

Prestazioni – Bruce Lee, l’attore-atleta che negli Anni Settanta fece conoscere il kung-fu all’Occidente, era capace di prestazioni eccezionali: faceva flessioni appoggiandosi su due dita di una mano sola e spezzava tavolette di legno spesse quindici centimetri con un colpo di pollice.

Documentario – Sui film del kung-fu degli Anni Settanta è appena uscito un documentario in italiano: si intitola “Dragonland, l’urlo di Chen terrorizza ancora l’Occidente”; scritto e diretto dal regista Lorenzo De Luca, è stato presentato ufficialmente a Roma il 5 giugno scorso.

Pescatori – “Figlio” diretto del kung-fu è il più noto karatè giapponese. La parentela fra le due discipline è storicamente provata: tutto risale al XIV secolo, quando alcuni monaci cinesi emigrarono sull’isola giapponese di Okinawa e addestrarono i pescatori perché potessero difendersi dai pirati; gli isolani aggiunsero alcune tecniche locali e nacque la nuova arte marziale.

Judo – Sia pure alla lontana, anche il judo deriva probabilmente dal kung-fu. Ma in questo caso la parentela è contestata. Secondo i giapponesi, infatti, il jujitsu (arte marziale del Sol Levante da cui il judo deriva) esisteva già prima del kung-fu cinese. In realtà le prime tracce provate del jujitsu sono solo del 1500, quindi posteriori di mille anni rispetto alla fondazione di Shaolin.  

Dolce – Dal kung-fu deriva anche una disciplina apparentemente molto diversa: il taichi-quan, la ginnastica dolce cinese che pare una danza. In realtà il taichi-quan è un’arte marziale basata sull’autocontrollo psico-fisico, esattamente come le altre; i suoi movimenti sono simili a quelli dello shaolin-quan, eseguiti però al rallentatore.

Notizie utili

Come ci si arriva – Shaolin si trova settecento chilometri a sud-ovest di Pechino e settanta chilometri a ovest di Zhengzhou, capoluogo dello Henan. Per arrivare si vola da Roma via Pechino fino a Zhengzhou con Air China (corso Italia 29, 00198 Roma, telefono 06 552249, fax 06 541074; oppure via Larga 8, 20122 Milano, telefono 02 8051666, fax 02 809756; www.airchina.com.cn). Da Zhengzhou si prosegue in treno fino a Yanshi e quindi in bus, oppure direttamente in bus.

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Documenti – Per entrare in Cina occorre un passaporto valido almeno sei mesi, più un visto turistico che si ottiene in uno dei tre consolati cinesi in Italia (vedi sotto) compilando un modulo e presentando una foto-tessera. Il visto turistico vale un mese, ma può essere esteso a due. Per il Tibet occorre un visto speciale.

Consolati – Sono tre: uno è presso l’Ambasciata (via Bruxelles 56, 00198 Roma, telefono 06 8848186, fax 06 85352891) gli altri due decentrati (via Brembo 3/a, 20139 Milano, telefono 02 5693869, fax 02 5694131 e via dei Della Robbia 39, 50132 Firenze, telefono 055 5058188, fax 055 5520698).

Informazioni – L’ente turistico statale cinese (Cits) non ha uffici in Italia.
La sede più vicina è in Francia (rue de Gramont, 75002 Paris, telefono 0033 1 42868866, fax 0033 1 42868861, www.citsfrance.com). In alternativa ci si può rivolgere all’Associazione Italia-Cina (piazza Grazioli 18, 00186 Roma, telefono 06 6798758, fax 06 6991560; oppure piazza IV Novembre 1, 20124 Milano, telefpmp e fax 02 6690661; wwwitaliacina.org).

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