Sabato 20 Aprile 2024 - Anno XXII

Le terrecotte di Xi’an: dopo i guerrieri, ecco polli, capre e maiali

A pochi chilometri dal celebre esercito di terracotta, gli archeologi hanno trovato una seconda, sterminata raccolta di statue, messa a corredo oltre duemila anni fa di una tomba reale della dinastia Han. Non più soldati, ma contadini e animali domestici

Persone senza braccia, polli e oche “mignon”

Uomini senza braccia
Uomini senza braccia

In tutto i “pezzi” dissepolti a Zhang Jiawan sono circa diecimila, cioè più dei soldati di Lintong. Però sono più piccoli: il primo esercito di terracotta, quello famoso nel mondo, è in grandezza naturale, mentre l’“armata disarmata” di Liu Qi è in scala ridotta, da 1:4 (uomini) a 1:10 (animali). Inoltre, contadini e contadine sono nudi e privi di braccia. Motivo: in origine gli arti e i vestiti c’erano, ma erano fatti rispettivamente di legno e di seta, quindi dopo due millenni passati sottoterra si sono dissolti, lasciando impercettibili tracce, rilevabili solo per via strumentale. Inevitabile, a Zhang Jiawan, è chiedersi perché un imperatore si fece tumulare con una simile collezione di “giocattoli”.

Che un sovrano circondi la sua tomba di finti soldati, si può capire: si tratta evidentemente di una rituale ostentazione di potenza, finalizzata a intimorire eventuali violatori della tomba. Nessuno, però, avrebbe paura di grosse bambole vestite di seta, o di uno zoo domestico composto di pecore, capre e galline. Perché dunque Liu Qi fece quella scelta eccentrica, assolutamente unica nella storia della Cina e del resto del mondo?

Con la dinastia Han, benessere e progresso

Un'altra immagine della tomba reale
Un’altra immagine della tomba reale

Per rispondere occorre fare un passo indietro. Qin Shi Huang (260-210 a.C.) l’imperatore che si fece seppellire a Luoyang col suo esercito armatissimo, era un sovrano dispotico, guerrafondaio e schiavista. Così, almeno, lo descrive Shima Qian, uno dei più antichi storici cinesi. Forse quel dispotismo nasceva più dalla necessità che dal carattere: erano tempi duri e Qin usò il pugno di ferro per unificare a forza la Cina e per dotarla di un’opera di difesa formidabile, la Grande Muraglia. La sua munitissima tomba era frutto della stessa politica di grandeur. Tra l’imperatore della Grande Muraglia e quello dei polli passò solo mezzo secolo, ma in quel breve intervallo la Cina aveva cambiato pelle. Certo, neppure gli Han erano mammolette: anche loro fecero guerre, portando il Paese oltre i confini attuali. Però la maggior parte delle loro energie fu spesa in progresso civile: sotto gli Han la Cina inventò la carta, introdusse la vite, valorizzò la coltura del riso, rese sicura la “Via della Seta” che portava in Occidente. Poi fece pace con gli Unni, turbolenti vicini del Nord, e avviò contatti addirittura con la lontana Roma.

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La riconoscenza dei sudditi? Tombe inviolate

Cavalli di terracotta
Cavalli di terracotta

Perché una simile svolta? Forse perché con gli Han il Confucianesimo, in precedenza filosofia marginale di poche élites, era diventato una sorta di religione (laica) ufficiale e aveva portato ai vertici dello Stato i suoi principi di lealtà individuale, buona amministrazione e rispetto del prossimo. Così, se ai tempi di Qin l’autorità di un imperatore si misurava sulla sua forza militare e poliziesca, con gli Han il prestigio di un sovrano diventò proporzionale al benessere dei sudditi. Più mucche e polli c’erano nelle campagne, più onore ne derivava al re.

Ed ecco spiegato il perché dell’ “armata” di contadini e animali trovata a Zhang Jiawan: un’altra ostentazione di potere, anche se condotta con un linguaggio radicalmente diverso. Pare che il metodo Han abbia funzionato, perché la tomba disarmata di Liu Qi, l’imperatore dei polli, è arrivata inviolata fino a noi, difesa solo dal rispetto popolare. Non solo: la gente si è tanto identificata in quell’antico “impero del benessere” che tuttora l’etnia maggioritaria della Cina (quella che noi chiamiamo “cinese” tout-court) dà a se stessa un nome eloquente: Han.

E il metodo Qin, che difendeva le tombe coi soldati finti e manteneva l’ordine pubblico con quelli veri? Ha funzionato meno, perché dopo la morte dell’imperatore i contadini cinesi, stufi di angherie, si ribellarono ai suoi eredi. E poiché erano a corto di armi, scavarono intorno alla tomba reale, rubarono le spade e le lance dei guerrieri di terracotta e fecero la rivoluzione con quelle. Se i cinesi fossero occidentali, avrebbero un proverbio già bell’e pronto: chi di spada ferisce… Ma a Xi’an preferiscono dire: alleva galline oggi, ti daranno uova domani.

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