Mercoledì 24 Aprile 2024 - Anno XXII

Meraviglie dallo Spazio

Il giro del mondo, il viaggio per antonomasia. Immaginato da tutti, progettato da molti e messo in pratica da pochi. Il giro del pianeta raccontato in ottanta giorni da Jules Verne e sorvolato in un’ora e mezza da una macchina quasi fantascientifica

Astronauti “lunari”. Che fanno oggi?

Manhattan e New York
Manhattan e New York

Sempre a proposito di viaggio, quello più lungo mai fatto dall’uomo è quello sulla Luna e quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario del primo sbarco. Lei ha avuto modo di incontrare qualcuno dei dodici astronauti che hanno toccato il nostro satellite. Che cosa raccontano?

Io ne ho conosciuti quattro. Quello col quale ho scambiato più parole è stato proprio Armstrong (il primo uomo a mettere piede sulla Luna, n.d.r.) che è venuto alla NASA per farci una lezione. Con noi parlava soprattutto di aspetti tecnici. Ma io credo che per loro sarà stata un’emozione davvero grande: andare così lontano, vedere la Terra così piccola…”.

Il suo mestiere è estremo, nel senso che la mette in contatto con aspetti estremi del nostro essere uomini. Sia l’aspetto tecnologico che quello psicologico sembrano essere vissuti a mille, in maniera quasi esagerata: tecnologie estreme ed esperienze estreme. La macchina ha il sopravvento sull’emozione o è il contrario?

“In realtà è una specie di sintesi tra i due estremi e la personalità dell’astronauta conta molto. Ad esempio, i dodici che sono andati sulla Luna hanno avuto destini molto diversi. Armstrong fa una vita molto ritirata; Aldrin, il suo compagno di viaggio, fa il contrario: è sempre in giro e in TV. E in mezzo c’è di tutto: chi si è dato alla new-age e chi fa il capitano d’impresa. Il mestiere di astronauta è una sintesi di questi aspetti e ognuno cerca di farlo a modo suo, magari dando prevalenza più ad uno che all’ altro”.

Emozioni spaziali

L'alone ceruleo dell'atmosfera sulla Terra
L’alone ceruleo dell’atmosfera sulla Terra

Di un viaggio ognuno si porta dentro qualcosa. Lei cosa si porta come ricordo della sua esperienza?

“C’è un’immagine che io porto sempre nelle mie conferenze. Mostra la Terra e in controluce il sottile velo dell’atmosfera, quello che in fondo consente la vita sul nostro pianeta. È un’immagine di grande delicatezza e vulnerabilità. Poi, dello spazio, ricordo la grande sensazione di libertà che offre l’assenza di peso. Il potersi muovere in tre dimensioni senza alcuna difficoltà. Ecco, nello spazio è difficile stare fermi e questo ti da un grande senso di libertà e di vitalità, cose che se vogliamo sono la quinta essenza del viaggiatore”. (15/4/09)

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