Giovedì 25 Aprile 2024 - Anno XXII

Bologna, all’ombra delle Torri

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La scoperta di una città speciale e bellissima, da parte di chi bolognese non è. Ma è un fatto marginale, questo. Ciò che conta davvero, è sentirsi parte integrante di una comunità che ama il bello in cui vive.

I golosi tortellini bolognesi
I golosi tortellini bolognesi

“Quanto a tette non c’è male, ma sai fare i tortellini?”. Quando sono arrivata a Bologna, ormai dieci anni fa, più di qualche vecchietto, scherzandoci su, mi ha posto questa domanda. Perché, da sempre, “Tette e Tortellini”, insieme alle “Torri”, compongono la triade che ha reso celebre la città felsinea nel mondo, la città delle tre “T”, appunto. E il popolare detto vale ancora oggi. Il primo punto resta un’opinione diffusa soprattutto tra gli uomini, sempre con un occhio attento alla bellezza delle signore locali; sul secondo punti tutti sono concordi nell’affermare il primato di capitale gastronomica.

E anch’io. Non imparerò mai a fare i tortellini; troppo difficile la loro preparazione (la leggenda li vuole ispirati all’ombelico della dea Venere) per una che viene dal Sud; ma di certo ho imparato presto ad apprezzarli. In un brodo fumante, al ragù e anche con la panna (i bolognesi doc considerano quest’ultimo condimento una sorta di sacrilegio). Un vero peccato di gola, uno dei piatti più proposti da trattorie e ristoranti ed è impossibile non cedere alla tentazione.

Le Torri, una “verticalità” antica in “groppa” agli Asinelli

Le Torri Asinelli e Garisenda
Le Torri Asinelli e Garisenda

Sul terzo punto, ovvero, sul numero delle Torri, sembra invece di giocare al lotto. C’è chi dice che un tempo erano un centinaio – costruite per difesa e per dimostrazione di potere – chi duecento, chi addirittura trecento. Tutte le torri sono di origini medievali. Al primo sguardo se ne notano solo due, le più famose, degli Asinelli e della Garisenda sotto la cui ombra svetta la statua di San Petronio, patrono della città. Sono inclinate e i giovani studenti universitari (davvero numerosi, visto che l’università, Alma Mater Studiorum, è la più antica di tutto l’Occidente, fondata nel 1088) quasi le temono, perché secondo la tradizione “chiunque salga sulla Torre degli Asinelli (quella più alta), non si laurea più”.

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Io, un po’ perché non sono superstiziosa, un po’ perché i miei corsi di studio li ho fatti in un’altra città, ho intrapreso la scalata verso la vetta. Ben 498 scalini e non c’è ascensore. Le strette scale in legno ti permettono di assaporare il lento succedersi dei piani, mentre la fantasia riporta prima all’omonima famiglia che l’abitava e poi ai prigionieri reclusi quando fu carcere.

Alla fine, la fatica è ben ripagata: dal terrazzino si può ammirare tutta la particolare struttura della città a raggiera entro il percorso delle mura e alle altre torri circostanti. Si, perché apprendo che, di tutte quelle erette in quell’epoca, ce ne sono ancora ventuno esistenti, a caratterizzare il paesaggio urbano del centro storico. E proprio a questi pinnacoli è dedicata una serie di eventi ed iniziative, “La Selva Turrita”, che per tutto il 2009 punta a far riscoprire una “Bologna in verticale”, da ammirare con lo sguardo all’insù.

Luci e spettacoli nel centro storico

Bologna e le Torri La Basilica illuminata da giochi di luce
La Basilica illuminata da giochi di luce

L’avvio delle celebrazioni si è avuto la scorsa primavera con “La notte della torre” quando enormi fasci di luce, variamente modellati in un’originale installazione artistica, hanno illuminato, in una notte resa volutamente più buia, dieci dei ventuno “fari stagliati nel cielo”, ancora esistenti, e con il passare degli anni mimetizzati o inglobati dalle architetture successive o dalle riconversioni d’uso. Un vero spettacolo di emozioni. In autunno, a ottobre (la data precisa sarà definita a breve – per saperne di più www.fondazionedelmonte.it-) è previsto un importante momento: “La torre riflette” con protagonista la Torre degli Asinelli che sarà la superficie ideale per raccontare con il videodesign, novecento anni di storia (fu costruita nel 1109) attraverso immagini d’archivio e a elaborazioni tridimensionali. E’ una performance inusuale che vedrà un artista usare le tecniche alpinistiche e realizzare, a parecchi metri di altezza, in diretta sotto gli occhi del pubblico, una tela di grandi dimensioni.

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Bologna e le Torri, una in esclusiva
Bologna e le Torri Torre Prendiparte
Torre Prendiparte

Da vedere anche la Torre Prendiparte, alta sessanta metri, ben nascosta da un groviglio di vicoli e strettoie. Qui, a date prestabilite e su prenotazione, è possibile visitare la struttura, bere un aperitivo, partecipare ad eventi musicali, serate a tema (www.prendiparte.it). La chicca? Farsi riservare in esclusiva tutta la torre e viverla interamente in tutti i suoi dodici piani. E le torri delle famiglie gentilizie si mescolano alle cupole delle chiese: dalla Basilica di Piazza Maggiore (cuore e salotto della città, bellissima e viva ad ogni ora del giorno) a quella di Santo Stefano.

Ovunque, anche se ci passo spesso e dovrei essere abituata, vengo attratta dal colore rosso. Il rosso dei tetti, dei mattoni, dei drappi alle finestre; e poi dei portici (ben quarantasette chilometri, un vero record, che in estate ti proteggono dall’afa e in inverno dalla pioggia); ma anche il rosso delle nove porte monumentali sulla circonvallazione, ognuna con la sua storia.

Acque sotterranee a Bologna
Bologna La Basilica di San Petronio
La Basilica di San Petronio

Il mio posto del cuore rimane però un angolo di via Piella, una delle stradine che si intrecciano, attorno al Canale delle Moline. La finestra è piccola e devi sapere che esiste, ma se ti affacci puoi vedere un canale pieno d’acqua, nascosto dai palazzi, come se fosse una calle di Venezia. Per me è stato un amore a prima vista, peccato averlo incontrato solo di recente. Ma non sono l’unica ad essere rimasta affascinata da questo luogo. Stupisce e incanta tutti, persino i bolognesi che sanno sì che la loro è anche una città d’acqua ma ignorano che, sotto il manto di asfalto della copertura odierna, sotto i palazzi, i portici, le strade, la stazione, esiste una rete di corsi e canali di settanta chilometri, alimentata dalle acque dei fiumi Reno e Savena.

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Alla ricerca puntigliosa della quarta “T”
Bologna Mercato in via Vitruvio
Mercato

Un’altra bella scoperta è apprendere che una parte di questi canali è percorribile e che si possono fare persino adrenaliniche discese in gommone sul Canale delle Moline, lungo il corso sotterraneo dell’Aposa (le organizza l’associazione Vitruvio www.vitruvio.emr.it; per i meno avventurosi, “Gli amici delle Acque”, propongono più tranquille passeggiate ma sempre ricche di mistero). Bologna vuole rilanciarsi e riempirsi di gente (un modo anche per arginare il problema della sicurezza sempre più sentito). Che voglia puntare ad aggiungere al famoso detto popolare anche la quarta “T”, quella più forte del Turismo? Mi piace pensare sia così, perché Bologna è sì “Dotta”, è sì “Grassa”, è sì “Rossa” (tutti appellativi conquistati nel corso degli anni), ma è soprattutto bella. Parola di “Turista”, divenuta poi cittadina.
(Le foto dell’articolo sono di Lucrezia Argentiero).

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