Giovedì 16 Maggio 2024 - Anno XXII

Coppa Davis Amarcord

A proposito della prossima andata in Cile della nostrana nazionale di tennis, per uno spareggio riportante il vincitore nella Serie A della Coppa Davis, come dicevo nel precedente Amarcord, l’Italia conserva un bel ricordo della precedente trasferta nell’estremo sudovest del Sud America. Specie della sua bella capitale: Santiago

Dal mare “freddo” a una “calda” avventura?

Coppa Davis Amarcord

C’era però da far colpo sulla ragazza, eppertanto io e il Gianni ci esibiamo in un carpiato da brividi (nel senso dell’acqua, 13°, prenda nota chi va in vacanza da quelle parti: la corrente di Humboldt raffredda tutta la costa sudamericana del Pacifico dall’Antartide fin quasi ad Acapulco). Morale, in serata io sembro un sifone del Seltz per via della colite, però conservo abbastanza voce per dettare ai dimafonisti (‘a quei tempi’ si usava ancora ‘sto trogloditico sistema telefonico) il ‘pezzo’ scritto dal Gianni, non solo debilitato dalla cacarella ma pure totalmente afono. Già. la Soledad. Una sera, manca poco alle 23, ora di inizio del Toque de Queda, il coprifuoco voluto da Pinochet, mica solo per evitare che i graffitari lordassero i muri di Santiago, Soledad ci chiede se può fermarsi a dormire con noi. Il nostro albergo (ricordo ancora: lo Sheraton San Cristobal) è lontano dal centro, un taxi costa caro. Ci mancherebbe! Con mucho gusto! Congedati invidiosi aficionados, dirigenti e giocatori, ci affrettiamo cristianamente a ospitare la Muchacha. La quale, appena coricatasi, respinge una mano inavvertitamente vagante, chiede pardòn e porge un foglio dattiloscritto contenente il seguente testo: “Università di Santiago del Cile, facoltà di Medicina: con la presente si dichiara che la señorita Soledad XYZ è affetta da Dermosifilopatia. In fede prof. XYZ”. Cosa esternare a Soledad se non un ammirato “Chapeau!” eppoi, eruditi dal detto latino “In dubio abstine”, concederci un riposante sonno?

Whisky, sesso e “coprifuoco”

Coppa Davis Amarcord

Ceduta per un paio di whisky (non senza informarla, ma evidentemente “il pericolo era il suo mestiere”) la scaltra (o davvero contaminata? un dubbio che mi porterò nell’aldilà) bellezza cilena a un tennisomane (“ahò, io c’ho la Davis ner sangue”) dentista romano, restava però la la voglia di sesso, o per meglio dire la necessità di tornare in patria con un trofeo erotico (accade a chi partecipa a questi tipi di viaggi, fosse solo per contarla agli amici del bar Sport). Piaceri carnali che, a quei tempi, a Santiago non costituivano un problema datosi che esistevano ancora (18 anni dopo che nel Belpaese la Merlin ne aveva ottenuto lo sterminio) le Casas de Putas. Ma c’è di più: grazie al Toque de Queda (che lasciava ben poco tempo serotino, a meno di voler rischiare l’arresto o una sventagliata di mitra), alle miti pretese della maitresse e alle creste sul conto del ristorante da parte degli inviati speciali, le ansie erotiche venivano sopite con un bel forfait comprendente pernottamento, drinks e quant’altro nella casa di piacere (dopodiché, il mattino seguente, si andava a vedere l’allenamento degli Azzurri, gli unici, poareti, a non godersi il soggiorno cileno).

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