Sabato 27 Aprile 2024 - Anno XXII

India. Frammenti portoghesi nel Gujarat

La storia è ricca di sorprese. Nei grandi ‘passaggi’ coloniali (Europei verso il mondo) ecco la memoria di una piccolissima colonia del Portogallo nel grande continente indiano

Il Forte sull'isola di Diu
Il Forte sull’isola di Diu

 

Bizzarra la storia di Diu. Snella isola (lunga 11 chilometri, larga solo 3) bagnata dal Mar Arabico, si distende lungo la costa del Gujarat, Stato dell’India occidentale, da cui è separata da uno stretto canale; ciò nonostante con la terraferma – geografia a parte – ha sempre avuto poco da spartire.

Parsi, Ottomani, Portoghesi e Indiani. Tutti a Diu

La spiaggia di Nagoa
La spiaggia di Nagoa

Nel VII secolo si rifugiarono a Diu i Parsi, seguaci di Zoroastro, cacciati dalla Persia dagli invasori arabi dell’Islam, che successivamente, divenuti esperti marinai, fecero dell’isola un caposaldo di commerci. Qualche secolo dopo Diu fu base navale degli Ottomani, per il controllo dei traffici nel Mar Arabico settentrionale, fin quando, agli inizi del XVI secolo, le battaglie combattute nel Mediterraneo tra cristiani e musulmani subirono repliche nell’oceano Indiano tra Turchi e Portoghesi. Vinsero questi ultimi e Diu, per secoli colonia portoghese, divenne indiana solo nel 1961, ma invece di far parte del Gujarat costituisce con Daman (altro insediamento portoghese del Gujarat) una ‘Union Territory’ amministrato da Delhi (mentre Goa, terzo possedimento lusitano in India, è capoluogo di un piccolo Stato dallo stesso nome).

Nel sedicesimo secolo, ecco gli uomini di Lisbona

La chiesa di San Paolo
La chiesa di San Paolo

Ma solo quattro anni dopo, approfittando dei ricorrenti litigi del sultano con l’imperatore moghul, i portoghesi presero possesso di Diu trasformandola in una colonia – così lontana da Lisbona – destinata a sonnecchiare per più di quattro secoli. Una sorte che Diu condivise in India con Daman e Goa, e in Asia con Macao e Timor, pressoché dimenticati avamposti di un impero meritevole di maggiori attenzioni (ma la storia, si sa, non fa sconti eppertanto le sorti della più potente e popolata Spagna hanno fatto aggio su imprese, scoperte e conquiste del vicino di casa iberico; Ubi Maior …). Una colonia sonnacchiosa, Diu, un posto davvero tranquillo, come pochi altri al mondo, se si pensa che ai colpi di colubrina sparati nel 1535 solo nel 1961 fece eco qualche sparo durante la ‘campagna di liberazione’ dell’isola. Da tanto progettavo un sopralluogo a Diu. Come può, infatti, un accanito cultore della storia – non parliamo poi di quella delle grandi nazioni europee e delle loro scoperte e conquiste coloniali – non andare a conoscere un remoto angolo di Asia per più di 400 anni portoghese? Remoto, perché a Diu ci finisci soltanto se progetti una gita nel Gujarat; ben più facile fu andare in ferry da Hong Kong alla portoghese Macao, e lì aver giustiziato, di primo mattino, una bella bottiglia di Mateus Rosè, il vinello lusitano che inondò il mondo in seguito a una ben congegnata operazione di marketing.

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