
Dobbiamo affrontare le settecento miglia che ci separano dalle San Blas e ci prepariamo con ogni cura. Faremo il viaggio assieme alla Cin-Clo e stabiliamo il contatto radio ogni tre ore. Quelli che hanno fatto la traversata prima di noi ci hanno messo in guardia per le difficili condizioni di mare e di vento. Speriamo bene! Intanto la prima giornata di navigazione è molto tranquilla, vento quindici nodi, velatura a farfalla. Il secondo giorno il vento aumenta e le onde sono di tre/quattro metri e siamo costretti a ridurre le vele, e ogni tanto salta il timone automatico. Quando Guido parla con Luigi alla radio, vado in pozzetto a timonare cercando di prendere bene le onde e di mantenere la rotta. Altra cosa che ho dovuto imparare è quella di leggere gli strumenti per capire l’angolatura del vento. Andiamo abbastanza veloci, otto nodi, ma è una navigazione scomoda che non mi consente neppure di leggere. Sento Guido preoccupato e anche sulla Cin-Clo, distanziata di dieci miglia, ci sono tensioni e malumori dovuti alla difficile navigazione. Ci teniamo lontani dalle coste della Colombia per evitare possibili incontri con narcotrafficanti.

Guido comunica via radio con un elicottero US Navy che ci sta sorvolando, forse cercando barche sospette. Nel pomeriggio del quarto giorno siamo in vista delle isole San Blas. Ancoriamo di fronte a un villaggio di capanne addossate agli alberi di cocco. Indios sulle piroghe vengono a salutarci, ci portano banane e una cernia appena pescata. Il popolo Kuna, che vive su queste isolette nel golfo del Darien, merita un cenno a parte. Questo piccolo popolo o etnia che dir si voglia, è costituito da circa sessantamila anime. Originario del territorio che sta tra Panama e la Colombia ha cominciato a popolare le isole San Blas nel 1600 e oggi difende con risolutezza la sua autonomia e soprattutto la sua integrità etnica. Addirittura nel 1925, poiché il Governo panamense voleva imporre ai Kuna un modo di vivere moderno o civilizzato, reagirono con una vera e propria insurrezione cacciando dalle loro isole tutti i mestizos vale a dire quanti discendono dall’incrocio di spagnoli e indigeni.

Di fronte al nostro ancoraggio c’è un piccolo isolotto con un agglomerato di capanne: solo donne e bambini piccoli, gli uomini sono a pesca o a raccogliere cocchi. I bambini più grandi sono a scuola nelle isole più importanti, l’Isola Tigre e Rio Diablo. Ci trasferiamo anche noi all’Isola Tigre. Qui è prevista una grande festa nazionale. Ci hanno raggiunto Luigi e Silvana. Insieme scendiamo al grande villaggio dove visitiamo la Casa del Congreso e la capanna del capo del villaggio. Queste capanne hanno un unico stanzone dove convivono tutti i membri della famiglia: le madri, antiche, sono appassite, provate e sdentate. Faccio incetta di molas e penso che potrò usarle per fare cuscini da regalare alle amiche. A questo punto consideriamo esauriti i filmati sul popolo Kuna. Ci trasferiamo a Coco Banderas, un ancoraggio tranquillo al riparo di due isolotti disabitati. Guido è finalmente rilassato. Tra un grigio piovasco e l’altro – ma quanto piove in queste umide isole San Blas! – accantonate forzatamente tutte le esplorazioni sottomarine, ci dedichiamo a noi stessi, aspettando la Cin-Clo che ci raggiungerà fra qualche giorno. Quando arrivano Luigi e Silvana programmiamo con loro una lunga nuotata lungo la barriera corallina.