Sabato 27 Aprile 2024 - Anno XXII

Alex Usai, una vita in blues

La musica è un organismo vivo, cambia continuamente sull’onda dell’improvvisazione e va gustata il più possibile “live”. Alex Usai, chitarra e voce della Alex Usai Blues Band si racconta dopo aver lanciato il suo disco Blues Tale. Appuntamento il 9 maggio a Milano per incontrare e ascoltare la band

Alex Usai e la sua band
Alex Usai e la sua band

Hanno presentato il loro disco d’esordio, Blues Tale, niente meno che al Blue Note, noto locale di Milano, registrando il tutto esaurito. Un successo inaspettato come ci ha raccontato lo stesso Alex Usai, chitarra e voce della Alex Usai Blues Band. “È stato incredibile e una grande emozione salire su quel palco. A posteriori posso dire che ce la siamo cavata bene. Se abbiamo registrato il sold out è perché quella serata l’abbiamo sponsorizzata bene”.  Il quartetto, nato nel 2008 dall’incontro di quattro giovanissimi jazzisti lombardi, con alle spalle e in corso importanti esperienze musicali di vari generi (oltre ad Alex Usai fanno parte della band anche Alberto Gurrisi, hammond,  Ivo Barbieri, basso e voce,  e Martino Malacrida, batteria), è infatti impegnato a promuovere e presentare al pubblico il loro primo lavoro. Sette brani inediti, scritti dal leader del gruppo, oltre a due successi internazionali riarrangiati dalla band (una particolare versione di “All you need is love”, tributo ai Beatles, e “Britta’s Blues” di Anthony Wilson), che traggono ispirazione dal blues americano attuale, dallo shuffle tipico dei primi anni 60, dal funk e dal rock anni 70, con sonorità tipicamente blues, ma con richiami a tutti quei generi che il blues stesso ha contribuito a creare.

Nel caso non siate stati tra i fortunati che hanno assistito al concerto del lancio di Blues Tales e vogliate rimediare, oltre ad acquistare il cd (disponibile nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming), non prendete appuntamenti per la serata del 9 maggio giorno in cui la band milanese si esibirà al Teatro Spazio 89, sempre a Milano. In quella occasione la band registrerà il dvd del live.     

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Alex Usai, una vita in blues

Venirvi ad ascoltare dal vivo è …
Anche se il nostro disco è alla base di ogni nostra esibizione, non c’è un concerto uguale all’altro. Durante i nostri live cerchiamo di comunicare tra di noi, improvvisiamo: ci sono molti assoli, sempre diversi. Certo ci prendiamo dei rischi, ma questo è il nostro modo. Poi il fatto che la gente ci venga ad ascoltare per noi è un onore, oltre che basilare per la nostra musica. 

 

Sia tu che i tuoi colleghi non siete degli esordienti. Avete tutti alle spalle esperienze con artisti di un certo calibro. Cosa vi hanno insegnato?
Tante cose. E molte di queste le ho condivise con alcuni componenti della band. Con Alberto (Gurrisi, ndr), ad esempio,  ho suonato 10 anni (all’età di 24 anni con lui è entrato a far parte della band del famoso armonicista Sugar Blue, con cui si sono esibiti nei più importanti club italiani e in prestigiosi festival blues europei, ndr). Quello che posso dire è che la gavetta serve. Dai maestri veri tutti noi abbiamo imparato  molto, soprattutto come approcciare la musica.  Che deve essere vissuta come se fosse un essere vivente e per questo deve cambiare continuamente: è da crescere e da educare. Oltre ad essere sempre diversa,  deve essere vissuta, soprattutto dalla gente. I live bisogna vederli dal vivo.  Ai giorni nostri invece il rapporto tra l’artista e il suo pubblico, che è anche lui un artista, è sempre più virtuale e mediato dalle nuove tecnologie. Il pubblico va però educato: a guardare il proprio artista preferito stando davanti a un pc si perde molto, soprattutto il contatto umano. E senza il pubblico non si fa niente.

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Questo disco arriva dopo…
Dopo cinque anni di lavoro fatto sui vari palchi. E che abbiamo cercato di riproporre nel cd realizzando un prodotto molto vicino a un live: per ogni brano ci sono poche tracce. Per registrarlo poi abbiamo impiegato solo due giorni e il risultato è un prodotto “fresco”. Speriamo si venda . In ogni caso, nonostante la fatica  crediamo molto in quello che facciamo e ci stiamo divertendo tantissimo a portare avanti il nostro progetto. Il fatto che ci siamo autoprodotti è segno che siamo molto positivi.  

Alex Usai, una vita in blues

La copertina che avete scelto per il vostro disco d’esordio  racconta molto del disco stesso.
La copertina parla molto del nostro modo di fare blues. Il bambino intento a prendere la chitarra del padre, mentre questo sta schiacciando un pisolino, sta a significare un passaggio di testimone.  La nostra è una blues band, anche se non facciamo il blues degli anni ’40 e ’60. Noi abbiamo preso quel linguaggio, il blues, e cercato di renderlo il più attuale possibile.  Il blues per noi è uno spunto e cerchiamo di renderlo attuale usando altri stili.

 

 

C’è un brano che più ti rappresenta?
Direi Blues Tale, il primo brano dell’album, che dà il nome allo stesso.  È il brano che presenta i componenti, un breve racconto in stile “fumetto”. Un bambino con la chitarra incontra tre compagni sulla “via della musica” e decide con loro di creare un nuovo sound che si rifà agli anni passati, tra blues, jazz e rock’n’roll, col “fuoco” nelle mani. La prima traccia del disco poi è la più leggera e divertente. Non  a caso l’abbiamo messa in apertura perché vuole essere una sorta di manifesto, un’introduzione ludica al disco. Poi il nostro tributo ai Beatles:  All you need is love trasformata in una ballata rock psichedelica. Il bello è che chi  ascolta la nostra versione riconosce la versione originale del gruppo di Liverpool, ma al tempo stesso capisce subito che è stata rivisitata, modificata. Pensa che l’ispirazione di questo arrangiamento mi è venuta mentre ero sotto la doccia. E dire che quando sentivo i musicisti rispondere così ai giornalisti dicevo tra me e me: “ma dai…”.

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Blues Tale a quale tipo di viaggio si addice a fare da colonna sonora?
Hope richiama e ricorda le atmosfere western alla Clint Eastwood. Si addice per un viaggio introspettivo in cui si va alla ricerca di sé stessi e si finisce per confrontarsi con la natura.

 

Da milanese consiglia ai nostri lettori dove andare ad ascoltare della buona musica.
A Milano i posti dove ascoltare musica si devono cercare.  Consiglio il Fermento, in zona Isola, e la Bocca San Vincenzo, in zona Porta Genova. Realtà piccole ma assolutamente da provare.

(01/05/2014)

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