Lunedì 29 Aprile 2024 - Anno XXII

La Grotta dei Cervi sul National Geographic

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Lo splendore della Grotta dei Cervi nel Salento incanta il National Geographic che le dedica un approfondimento sul numero di gennaio

grotta-dei-cerviIl numero di gennaio 2016 del National Geographic dedica uno spazio alla grotta dei Cervi, sito archeologico del Salento dall’incalcolabile valore, tempio di “una nuova lingua”. La rivista dedica un’ampia pagina al luogo, ritenuto uno scrigno di reperti del Neolitico. I suoi “affreschi”, realizzati con il guano dei pipistrelli, rappresentano difatti soggetti ancora oggetto di studio. La grotta, scoperta il 1º febbraio del 1970 da cinque membri del Gruppo speleologico salentino “P. de Lorentiis” di Maglie, Severino Albertini, Enzo Evangelisti, Isidoro Mattioli, Remo Mazzotta e Daniele Rizzo, è tutt’ora chiusa al pubblico, nonostante sia considerato il complesso pittorico neolitico più imponente d’Europa.

“L’unicità della Grotta dei Cervi” scrive il National Geographic, “è dovuta all’enorme numero di immagini, circa 3mila. Le pitture sono raccolte in circa 80 raggruppamenti nei tre corridoi, per un’estensione totale di circa 600 metri. La Grotta dei Cervi viene spesso considerata la Cappella Sistina del Neolitico, ma forse sarebbe più corretto paragonarla ad un testo sacro in una lingua ignota: la maggior parte dei pittogrammi, infatti, è astratta, e oggi per noi indecifrabile. A differenza di grotte molto più famose, come quella di Lascaux e Altamura (di epoca paleolitica) in cui le rappresentazioni sono figurative, il grosso dell’arte della Grotta dei Cervi è costituita da simboli. La figura umana da filiforme diventa sibnuosa e dinamica, ma sempre più astratta. Accanto al figurativo, per quanto stilizzato, vi sono immagini che rappresentano forse concetti, quasi una forma di proto scrittura ante litteram, raggruppati inseme a formare pagine di storia indecifrabile”.

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sciamano disegnato nella grotta dei cervi

Una chiave interpretativa delle pitture, è stata fornita anche dalla direttrice del Museo Civico di Maglie, Medica Assunta Orlando, che ha spiegato come “guardando meglio non è difficile scorgervi la stilizzazione di quattro uomini con copricapi differenti, probabilmente i capi di diverse tribù dislocate in luoghi distanti, riuniti per un’importante occasione legata al culto”.

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