A Pasqua sono stato a Cavriago. Orrore! Vedo già commentare con ribrezzo il comunque apprezzato lettore. E vabbè. Ma, come sempre dico (e parafrasando quell’indegna battuta che usavasi ai tempi della naja: si serve la Patria anche facendo la guardia a un bidone di benzina) si fa turismo anche facendo il giro dell’isolato di casa tua. Cavriago, dunque, ma, si chiederà donabbondianamente chi legge, cos’è, anzi, dov’è, ‘sto posto? Ed eccomi a informare (coadiuvato da quanto ho visto, fotografato, chiesto): trattasi di uno storico comune della provincia di Reggio (nell’) Emilia situato tra il capoluogo e gli Appennini, che si dice risalire, con certezza, al 996 d.C. Conta 9.810 abitanti, di cui alcuni nativi cavriaghesi (non so come si chiamino in “Arzàn”, reggiano, la lingua indigena), ma tanti anche gli Indiani, non quelli dei films di John Ford bensì i tranquilli immigrati dal subcontinente asiatico (la cui valida operosità è nota anche a quelli della bassa cremonese: induisti e zoroastriani, non solo rispettano ma pure accudiscono assai bene le vacche).
A Cavriago ho inoltre notato parecchi neri (e, sia chiaro, uso ‘sto termine con tutto il rispetto, perché a parole son tutti sensibili, non parliamo poi dei politici, salvo poi fregarsene dei ghetti in cui finiscono i pover crist), quelli che (che se valesse il “politically correct made in Usa”) nel territorio sono ormai tanto radicati (e benvoluti, sono onesti e lavorano appunto come i …) da potersi quasi definire Afroarzàn. E quanto ai cinesi, tanti (ma se si parla di Emilia ho già narrato la mia piena soddisfazione di cliente e gli ottimi rapporti intercorrenti con i cinesi titolari di un bel bar a Ro Ferrarese). preciso che molti discendenti dall’ex Celeste Impero erano impresari addetti al business delle infinite bancarelle.
Cavriago: la Fiera del Bue Grasso
Perché questa cavriagana “Fiera del Bue Grasso 2016”, contrariamente a quanto titolato, “alla fine della fiera” (come appunto usa dirsi) di mondo bovino ne proponeva ormai assai poco. Anzi, per la precisione, in un quasi angusto recinto fianco alla chiesa parrocchiale, ho ammirato solo 4 vacche 4 (fors’anche un filino incazzate perché obbligate a far scena, invece di godere una Pasqua in grazia di dio in uno dei tanti bei pascoli distanti un tiro di schioppo). Poche vacche, ok, però di quella meravigliosa Razza Rossa, tipica in quanto autoctona dell’Appennino Arzàn, meravigliosa perché eccelso è il loro latte ispirante ‘la forma’ (noi diciamo il formaggio), per farla breve il Parmigiano. Nome, marchio però incompleto, perché sarà pur che Parma sia stata la Capitalina, del fu Ducato, ma, suvvia, un filino di buon senso e buon gusto dovrebbero imporre –sempre! ancorché eccessivamente prolisse- le generalità complete del cacio: Parmigiano Reggiano!
E il comprensivo lettore non me ne vorrà se in un delirio di autocitazione preciso che, durante le mie gite nel mondo, degli italianissimi Spaghetti & del Caffè Espresso non me ne frega proprio niente, ma se si parla di Parmigiano Reggiano (da alcuni ‘gnurènt’ detto anche Grana) beh, il mio palato prova ben più saudade/nostalgia di quanta ne ispiri a un terùn l’ascolto di O Sole Mio.
Lenin nella piazza di Cavriago
Ahh già, a Cavriago oltre a degustare (e brava la Croce Rossa ammannente a scopo benefico) un ottimo Gnocco Fritto (il filologo si diverta a scoprire i tanti nomi designanti questo mangiare in Romagna – Emilia) e freschi (nel senso di appena cotti, quindi tiepidi) Ciccioli (e anche in ‘sto caso, quanto alle varie denominazioni padane, vedi sopra) ho però notato l’assenza dei Borlenghi. Ma si sa, nessuno è perfetto (nemmeno gli a me cari Arzàn). E infine, a Cavriago, una chicca (che, come dicevasi un tempo) “vale il viaggio”. Un minimonumento, leggasi un busto di Lenin! Roba che nell’Urss (adesso detta anche Russia, laddove, però, l’attuale capo fece carriera a quei tempi …) se lo sognano. Se ben ricordo, infatti, dalle parti del Cremlino di immagini di Vladimir Ilic Uljanov se ne vedono ormai pochine. Un motivo di più (oltre alla “Fiera del Bue Grasso” seppur con pochine Vacche Rosse) per “To Visit Cavriago”.