Venerdì 29 Marzo 2024 - Anno XXII

Lo spettatore protagonista nella mostra come le immagini ci usano

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Roma, oltre lo spettatore alle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini. Fino al 28 febbraio la mostra “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano”, da non perdere.

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Hans Memling (Foto: Alberto Novelli)

Se Roma e Lazio tornassero zona gialla nei prossimi giorni potrebbero essere riaperti i musei. In effetti si tratterebbe della riapertura per i residenti o per un pubblico locale in  prevalenza. Un’occasione per assicurarsi con tutta probabilità una visita in tutta calma e senza il minimo affollamento. Ma chiunque si trovasse a Roma fino al 28 febbraio, non dovrebbe perdersi una mostra originale nel suo allestimento, in corso al museo delle Gallerie Nazionali di Arte Antica di Palazzo Barberini.

Denominata “L’ora dello spettatore. Come le immagini ci usano”, la mostra è magistralmente curata da Michele Di Monte. Il percorso si snoda attraverso 25 capolavori. L’esposizione esplora le forme di quel tacito dialogo che si stabilisce sempre tra l’opera d’arte e il suo spettatore, come sono elaborate nella pittura tra Cinquecento e Settecento.

Lo spettatore entra nella storia dell’opera

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Sale di Palazzo Barberini “L’Ora dello spettatore” (Foto: Alberto Novelli)

Se l’arte si rivolge al pubblico, questo appello non si limita a un semplice guardare, ma richiede una partecipazione e una collaborazione più attive. Gli artisti, da parte loro, hanno escogitato soluzioni e invenzioni figurative per coinvolgere personalmente lo spettatore nello spazio e nella storia raccontata dalle opere. Si chiede allo spettatore di essere un complice partecipe, di stare al gioco delle immagini. Che è un gioco di allusioni, provocazioni, seduzioni e ironia; grazie al quale l’osservatore diventa inaspettatamente osservato, entra a far parte dell’opera e collabora alla piena realizzazione dei suoi effetti e della sua riuscita.
Lo scopo della mostra è quello di far sperimentare agli spettatori i modi in cui la pittura non si limita a presentarci qualcosa da vedere, ma ci chiede di riflettere su quel che guardiamo, come e perché.

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Oltre ad alcune opere provenienti dalla collezione delle Gallerie Nazionali, la mostra si avvale di prestiti da importanti musei. Fra questi: National Gallery di Londra, Museo del Prado di Madrid, Rijksmuseum di Amsterdam, Castello Reale di Varsavia, Museo di Capodimonte a Napoli, Galleria degli Uffizi di Firenze, Galleria Sabauda di Torino. Come dichiara, Flaminia Gennari Santori, direttrice del Museo, “approfondisce con un prezioso contributo la conoscenza delle opere della collezione; valorizzando ancora una volta la politica di scambi con altri musei, volta a rafforzare il ruolo delle Gallerie”.

Le cinque sezioni della mostra “L’ora dello spettatore”

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Hans Memling (Foto: Alberto Novelli)

Dopo un’allusiva introduzione al tema della mostra, con l’esposizione del capolavoro di Giandomenico Tiepolo dal Museo del Prado, Il Mondo Novo, la mostra si articola in cinque sezioni.

Nella prima, “La soglia”, finestre, cornici, tende e sipari ci invitano a varcare il confine che separa il nostro mondo da quello del quadro; come succede nell’affascinante Ragazza in una cornice di Rembrandt, proveniente dal Castello Reale di Varsavia, che sembra attenderci al di là dell’immagine.

Questo tacito invito diventa esplicito nella sezione successiva, “L’appello”. Qui si trova il ritratto del poeta Giovan Battista Caselli di Sofonisba Anguissola; Venere, Marte e Amore di Guercino o La Carità di Bartolomeo Schedoni. Queste opere si rivolgono apertamente a chi guarda e pretendono la sua attenzione.

Voyeur: la dimensione erotica dell’arte

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Rembrandt, “Ragazza in una cornice”

Nelle due sezioni centrali, “L’indiscreto” e “Il complice”, il coinvolgimento dell’osservatore si fa più sottile, allusivo, segreto e persino imbarazzante. Lo spettatore è chiamato a prender posizione su ciò che vede. In qualche caso non dovrebbe neppure vedere, come nell’ammiccante La buona fortuna di Simon Vouet, nella seducente Giuditta e Oloferne di Johann Liss, o nell’Ebbrezza di Noè di Andrea Sacchi.

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Conclude la mostra la sezione dedicata al “Voyeur”, in cui si svela infine la dimensione erotica e ambigua del rapporto tra immagine e sguardo. Nei dipinti di Lavinia Fontana, di van der Neer o di Subleyras, il voyeur guarda non solo l’oggetto del suo presunto desiderio, ma scopre anche l’atto stesso del suo guardare, il suo essere pienamente spettatore.

La mostra rimarrà chiusa al pubblico fino alla riapertura dei musei. Tuttavia è disponibile sul sito del Museo un dossier della mostra e un video-racconto del curatore. Sui canali social, ogni venerdì, viene raccontata sia con post di narrazione delle varie sezioni sia di approfondimento sulle singole opere.
(Facebook: @BarberiniCorsini | Twitter: @BarberiniCorsin | Instagram: @BarberiniCorsin)

Informazioni: www.barberinicorsini.org

Video introduttivo: www.barberinicorsini.org/evento/

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