
C’è un luogo a La Spezia assolutamente imperdibile, che mette d’accordo adulti e bambini: è il Museo Tecnico Navale (Viale Giovanni Amendola, 1), vicino al porto, con l’ingresso a fianco dell’Arsenale Militare, aperto tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,30.
È proprio di fronte ai grandi Giardini Pubblici, famosi per la grande varietà botanica, dovuta a molte piante alloctone che si sono adattate grazie al clima temperato della città: dai cedri del libano alle magnolie, all’ampia varietà di palme fino ai grandi alberi.

I giardini sorgono sul materiale di scavo dell’Arsenale, l’edificio che ospita il Museo Tecnico Navale, istituto dalla Regia Marina. L’attuale sede, realizzata dopo i bombardamenti che danneggiarono la prima, nel cuore dell’Arsenale, fu inaugurata nel 1958 dal ministro Paolo Emilio Taviani.
Sono circa 17.000 i cimeli esposti nelle sale, su due piani: in tutto sono circa 3mila mq incluso il giardino interno, e ci fanno fare un viaggio nel tempo raccontando l’evoluzione della navigazione, dalle sue origini a oggi: l’esposizione è tradizionale, ma in progetto ci sono lavori che porteranno a un allestimento rinnovato e anche multimediale.
Le aree tematiche del Museo Navale

Il percorso museale è diviso in quattro aree tematiche: le “Origini”, descrive la nascita dell’Arsenale e il suo legame con la città; le “Maestranze”, che racconta il lavoro di quegli uomini impegnati nella costruzione, nell’allestimento e nel raddobbo delle navi; “Uomini, Imprese ed Eroi” che testimonia alcune delle spedizioni, delle azioni e delle storie più importanti della Marina; “Tecnica ed Eccellenze” che riguarda alcuni aspetti come l’evoluzione della navigazione dall’antichità fino a noi, l’artiglieria navale, le armi subacquee, l’esplorazione degli abissi. Troviamo modellini di navi, strumenti nautici e fotografie storiche, una straordinaria collezione di armi, e racconta l’importanza della marineria per la città.
Modellini di navi storiche e navi militari moderne

Tra le principali collezioni che si trovano al Museo Tecnico Navale vi sono i modellini di navi storiche come le galee, le navi da guerra delle varie epoche, fino alle moderne navi militari e da trasporto, e naturalmente non potevano mancare le Tre Caravelle.
Vediamo la fregata “Carlo Alberto“, che fu una delle fregate più importanti della Marina Italiana del XIX secolo, simbolo della modernizzazione navale italiana; il sottomarino “Enrico Toti” un modellino che raffigura uno dei sottomarini più moderni e rappresentativi della Marina Militare Italiana; la nave da battaglia “Duilio“, il modello di una delle più grandi e potenti corazzate italiane del primo Novecento, che ha partecipato a molte battaglie storiche.
Naturalmente è presente il modellino dell’ “Amerigo Vespucci“, che rappresenta la famosa nave scuola della Marina Militare Italiana.
Navi e non solo

Davvero unici sono gli strumenti di trasmissione originali della fine dell’Ottocento e dei primi del Novecento, e in particolare sono esposti quelli di Guglielmo Marconi. Si tratta della stazione ricetrasmittente che lo scienziato ha utilizzato nel 1897 a La Spezia per i suoi primi esperimenti: allora veniva usato l’alfabeto Morse, e al Museo si trovano le striscioline di carta con punti e linee, che furono trasmesse il 17 luglio del 1897 dal La Spezia alla Corazzata della Regia Marina San Martino.
Troviamo anche strumenti che documentano il passaggio da radiotelegrafia e radiotelefonia.

Catturano l’attenzione, anche dei bambini, i mezzi d’assalto navali, come una torpedine semovente Rossetti, la cosiddetta “mignatta”, con la quale due incursori affondarono nel 1918 la corazzata austriaca Viribus Unitis.
Poi c’è un motoscafo modificato, detto “barchino esplosivo”, che portava una carica esplosiva da 300 chili a prua e dal quale il pilota si lanciava fuori prima di raggiungere l’obiettivo.
E troviamo anche un “maiale”, il siluro a bordo del quale due operatori muniti di respiratori subacquei caricavano una carica di esplosivo che poi collocavano sulla carena di una nave avversaria: fu impiegato nelle incursioni ad Alessandria d’Egitto e Gibilterra nella Seconda Guerra Mondiale. Nella stessa teca i manichini indossano la “muta Belloni” con un autorespiratore che non emetteva bolle, che avrebbero svelato la presenza dei sabotatori.
La Sala delle Polene

Al primo piano del museo, particolarmente suggestiva è la Sala delle Polene. Qui si trovano oltre trenta tra polene, opere lignee, fregi di prora e cariatidi, che vanno dalla fine del Settecento ai primi del Novecento. Ammiriamo la polena della Cristoforo Colombo, la gemella dell’Amerigo Vespucci, col grande navigatore col braccio alzato per indicare il nuovo continente avvistato dalla Santa Maria.
Poi ci sono la polena della “Cristoforo Colombo” che rappresenta un personaggio mitologico legato alla scoperta, la polena della “Giuseppe Garibaldi”, quella della “Lupo di mare” e tante altre, immense, vicine quasi da poterle toccare, che fanno sognare grandi e bambini.
La maggior parte è dell’Ottocento e raccontano il Risorgimento italiano sui mari. Sono tutte appartenute a navi delle marine preunitarie e per buona parte transitate poi nella Regia Marina. Accanto a queste ci sono anche polene della Marina Austroungarica, ricordi di combattimenti come ad esempio la Battaglia di Lissa del 20 luglio 1866, come la polena del Re di Portogallo, nave della Regia Marina, esposta al fianco di quella della Kaiserin Elisabeth, meglio conosciuta come Principessa Sissi.
Atalanta, la polena sexy

Fra polene-dragoni, figure mitologiche, personaggi storici, c’è spazio anche per la leggenda, come quella che riguarda la misteriosa polena sexy “Atalanta”, che rappresenta una ragazza scalza, coperta da un peplo che lascia scorgere il seno destro: si dice che chi la fissa a lungo se ne innamorerà al punto da impazzire e uccidersi.
Ad accrescere il mistero c’è il fatto che fu ritrovata nel 1864 nell’Oceano atlantico e non si seppe mai a quale nave fosse appartenuta.
Il comandante della nave “Veloce” della marina italiana, che la trovò – e la battezzò Atalanta-, la consegnò al Museo Navale di Genova e da qui fu portata a quello di La Spezia dove si trova tutt’ora. E si esce da questo Museo speciale con negli occhi la sua presenza ammaliatrice, che non ci farà impazzire ma venire tanta voglia di ritornare.
Info: www.marina.difesa.it
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