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L’anima di Berlino

caduta muro berlino

Il 9 novembre 2014 saranno passati 25 anni dalla caduta del muro. Una data simbolica che ci fa tornare a Berlino, la Capitale tedesca proiettata verso il futuro con lo sguardo rivolto sempre al passato tra speranze, illusioni e delusioni

Il muro nei giorni della caduta
Il muro nei giorni della caduta

Il tempo passa velocemente. Sono ormai 25 anni che il muro di Berlino è caduto. 25 anni in cui la storia ha avuto un’accelerazione, con un rapido alternarsi di speranze, illusioni e delusioni. Ma la vita procede e la capitale tedesca festeggerà anche questa volta la data simbolo della sua riunificazione, fisica prima ancora che politica. Una festa berlinese per i berlinesi che solo i berlinesi possono capire e sentire a fondo. I turisti che il 9 novembre si trovano in città possono solo cogliere l’esteriorità, il significato vero è a loro precluso.

Anima di Berlino: ferite aperte

Berlino

Questa sensazione la provai cinque anni orsono, quando su queste pagine, descrissi il 20° della caduta del muro. Mi colpì la compitezza della gente e la loro visibile felicità. Una felicità che, tuttavia, non scordava il dolore di una ferita lacerante e di una lunga e difficile convalescenza.
La ferita è la distruzione causata dalla guerra, dai bombardamenti anglo-americani prima e dagli orribili combattimenti casa per casa della battaglia finale dell’Armata Rossa e dalla immancabile vendetta sui civili per i torti nazisti.

La convalescenza è stata la suddivisione nei quattro settori (francese, britannico, americano e sovietico) e il lungo limbo sotto, nella quale Berlino era nello stesso tempo capitale della Repubblica Democratica Tedesca (DDR) e capitale “in pectore” della Repubblica Federale Tedesca (BRD). Una schizofrenia, acuita dalla differenza di stili di vita che, tuttavia non intaccava l’essenza di Berlino e la sua identità.

Anima di Berlino: l’identità che permane

Berlino oggi
Berlino oggi

Paradossalmente, questa identità si percepisce chiaramente oggi, con il passare del tempo. Vecchio e Nuovo. Dove il vecchio-vecchio non esiste quasi più, se non come ricostruzione e il vecchio-nuovo sono i cimeli dell’era DDR che si integrano con il moderno, degno risultato dell’orgoglio tedesco di ritornare a fare di Berlino la Capitale, con la C maiuscola.
Non per nulla, quando si trattò di scegliere la capitale della BRD si scelse l’anonima e piccola Bonn, una chiara indicazione dello status provvisorio della situazione. Si fosse trasferita la capitale a Francoforte o Monaco o Amburgo la scelta sarebbe stata sicuramente definitiva. No! Berlino era la capitale della Germania quando nel 1871 si costituì il primo Reich tedesco e tale doveva rimanere anche nella nuova Germania.

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Anima di Berlino: tracce di memoria

Le mitiche Trabant
Le mitiche Trabant

Paradossalmente non esiste in Germania una città più trasgressiva di Berlino, ai confini dell’anarchia, nonostante sia la sede della politica. Liberale, libertaria, perfino libertina. Grazie ai prezzi relativamente bassi degli alloggi ha attirato un gran numero di giovani e di creativi che l’hanno resa una città estremamente vivace. Che circonda, non solo simbolicamente, i pur immensi capolavori della cultura classica racchiusi nell’Isola dei Musei. Est e Ovest esistono ancora ognuno ben caratterizzato.

I simboli della DDR sono assunti a nostalgia per quello strano meccanismo psicologico che ti fa rimpiangere i bei vecchi tempi andati, anche quando erano tuttaltro che belli. La Trabant, il trabiccolo inquinantissimo a due tempi che era l’unico mezzo di locomozione privato. La gente aspettava anche 10 anni per averne una e tuttavia era uno status symbol. Le case prefabbricate in stile sovietico, sottodimensionate. Grigi e anonimi palazzoni che, però erano un diritto di ogni cittadino. La nostalgia è stata virata in affare. Si fanno i safari in Trabant e si vanno a vedere i quartierei ex-DDR.

Anima di Berlino: la Potsdamer Platz

L'avveniristica cupola del Reichstag
L’avveniristica cupola del Reichstag

Nelle cantine dei palazzoni sono nati club alternativi dove si suona, si fa teatro. Eredi diretti del Kabarett Anni ’20 e di Marlene Dietrich. Contemporaneamente è sorta una grande piazza coperta, la Potsdamer Platz (opera di Renzo Piano) dove una volta c’era un grande spiazzo zona di confine tra le due Berlino. I conti con il passato sono stati fatti con l’impressionante nuovo museo ebraico, di Liebeskind, la “profanazione” del palazzo del Reichstag (il parlamento) con l’aggiunta di una cupola di vetro da cui si domina la città, meta turistica gettonatissima come dimostrano le lunghissime code che si formano per salire.

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Anche il muro ha fatto una miseranda fine. Da severo, imponente e invalicabile sentinella dell’ortodossia politica a macerie vendute sul mercatino della nostalgia oppure, nei pochi punti dove qualcosa è rimasto, simbolicamente “sfregiato” da graffiti, pregevoli opere di street-art come sulla ormai famosa cosiddetta East Side Gallery, sulla Mühlenstraße vicino alla stazione Ostbahnhof.
Non andate a Berlino per le celebrazioni, rimarreste delusi. Il massimo che potreste vedere è un’installazione temporanea creata con migliaia di palloncini riempiti di elio e illuminati che segue i 12 chilometri del percorso del muro attraverso il centro della città. Lasciate Berlino ai berlinesi per quella che è la loro festa. Con un pizzico di malinconia.
Info: www.germany.travel/it/index.html

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