Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

La sicurezza in montagna

Dal workshop organizzato a Sondrio dalle guide alpine lombarde nuova attenzione al tema dell’autotutela e della formazione. Gli esperti: è cambiato il modo di vivere le escursioni

Soccorso alpino in azione (Foto Cnsas)
Soccorso alpino in azione (Foto Cnsas)

Si è tenuto il 24 maggio a Sondrio il primo dei tre convegni “Montagna e sicurezza: diritti, doveri e responsabilità” organizzato dalle guide alpine del territorio, in collaborazione con il collegio lombardo dei maestri di sci e il sostegno della Regione. L’appuntamento rivolto a operatori, istituzioni e grande pubblico ha riscontrato un’attiva partecipazione di chi lavora nell’area del turismo di montagna e vedrà, il prossimo anno, un primo risultato concreto con materiali e testi da divulgare e, se si procede stando al programma attuale, anche proposte operative. “L’obiettivo del convegno era soprattutto di natura informativa e culturale”, ha detto Ettore Togni, guida alpina, ideatore dell’iniziativa. “L’alto livello degli interventi, l’attenzione dei partecipanti e dei media, conferma che c’è interesse per l’argomento”. Tra gli esperti invitati al workshop, alpinisti, giuristi, per le questioni normative legate alla sicurezza e psicologi, “c’è stato un generale accordo sul bisogno di una maggiore educazione alla sicurezza, che deve partire sin dall’infanzia e coinvolgere la complessa sfera della responsabilità individuale”, ha detto Togni. 

Escursionisti in montagna (Foto Ettore Togni)
Escursionisti in montagna (Foto Ettore Togni)

I rapporti sugli incidenti in montagna nel periodo invernale ed estivo confermano la necessità di mantenere un continuo stato di allerta su questo tema. I dati del 2007 sugli interventi del Cnsas, Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, mostrano che gli episodi di cadute, malori, ferimenti leggeri e gravi sono in costante curva di crescita. Il motivo principale è statistico: aumenta il richiamo turistico della montagna, è più alto il numero degli escursionisti e quindi degli incidenti. “Non è un caso che la maggior parte dei nostri interventi si concentra d’estate”, dichiara a Mondointasca Giulio Frangioni, segreteria del Cnsas, precisando che, ad oggi, i dati sono comunque difficili da interpretare perchè non esiste, in Italia, un censimento del numero degli escursionisti e degli alpinisti che frequentano la montagna. Da luogo di appassionati e avventurieri, le Alpi sono divenute meta di un turismo allargato: “questo aumenta la probabilità di incidenti ma è anche vero che molti escursionisti, oggi, sono disattenti”, dice Frangioni. Si sta perdendo l’abitudine a muoversi su terreni sconnessi e poco segnalati e non è detto che si tratti di alte vette: “Nel 2006 molti incidenti si sono verificati nei boschi, durante la ricerca di funghi”, sottolinea Frangioni. “C’è meno dimestichezza nelle attività a contatto con la natura”.

LEGGI ANCHE  I ladri non vanno in vacanza
Intervento di recupero
Intervento di recupero

Tra gli interventi del soccorso alpino nel 2007, il 35 per cento è costituito da cadute, in 2393 episodi. Gli incidenti in tutto sono stati 6845 e hanno coinvolto in più di duemila casi escursionisti, seguiti da sciatori e alpinisti. Le cause individuate dal soccorso alpino sono diverse, si va dalle scivolate ai malori ai casi di sfinimento fisico, sino alla perdita dell’orientamento o emergenze dovute al maltempo. Molto diverso è il caso delle valanghe: i dati degli ultimi dieci anni sono più rassicuranti del periodo precedente, ma è un quadro ancora relativo perchè, sotto la neve, le probabilità che l’incidente risulti fatale sono altissime. “Nel 60 per cento dei casi, sotto una valanga, si muore”, osserva Mauro Valt, coordinatore del centro valanghe di Arabba. Aineva, Associazione interregionale neve e valanghe, registra per il 2007 16 vittime, poco al di sotto di una media pluriennale, data a circa 20 caduti. Gli italiani sarebbero un quinto rispetto al dato generale sull’arco alpino che vede circa un centinaio di morti per valanga ogni anno. In questo caso la maggior parte delle vittime si conta tra gli scialpinisti e coinvolge, in genere, le categorie di turisti esperti: sciatori fuori pista, alpinisti, anche operatori e professionisti. Il pericolo, insomma, resta alto “e in Italia cresce solo ora, a differenza di altri paesi europei, l’abitudine diffusa alle attrezzature di autosoccorso come Arwa, pala e sonda”, dice Valt.

Condividi sui social: