Rivoli, il Castello di Rivoli, Museo d’Arte Contemporanea, ha voluto regalarci una “galleria” di ricordi: cinquant’anni di TV e Pubblicità.
Che la “Pub” rientri nel “contemporaneo” non c’è alcun dubbio. E’ considerata uno dei sistemi comunicativi più efficaci. Ma è anche “arte contemporanea”?
Il dilemma è soltanto nominale, perché il Museo rivolese sta mettendo in piedi il primo Museo della Pubblicità, avendo acquisito gli archivi Rai, vale a dire i documenti storici dei “comunicati commerciali” in Italia.
Un percorso a ritroso negli anni
Ecco allora che Ugo Volli, insigne studioso di comunicazione e semiotica, ha predisposto un percorso che ha la bellezza della memoria, di un amarcord collettivo, fatto di oggetti e ambienti, di notizie dei TG e di spot.
“I migliori anni della nostra vita”, verrebbe da dire, dato che ognuno può riconoscersi nel panettone Motta di fine anni Cinquanta, o nel caffè Paulista dei Sessanta, o nella Barilla degli Ottanta.
“E’ uno streap tease”, dice Volli. E non solo perché il percorso denuda, allinea tutti come fruitori di messaggi televisivi, ma anche perché si entra nell’anno 2004 e si esce nel 1954, togliendosi, con il “countdown”, un indumento alla volta.
Per capirci: il 2004 è l’oggi, e tutti lo conosciamo. L’Italia è globalizzata, come tutti del resto. I consumi la fanno da padrone, c’è crisi, ma fino a ieri molti avevano prospettive di arricchimento veloce.
Avvenimenti a scandirne il tracciato
I segni forti sono le Twin Towers (2001) e il Muro di Berlino (1989). Fine e inizio millennio, che la pubblicità invasiva e onnivora registra con spot sempre più intriganti, mescolando denaro e sesso, perversione e consumismo elettronico.
Basta fare un passo indietro (1988-1981) per trovare bell’e pronta la spiegazione, o almeno l’origine.
Anni Ottanta, anni di riscoperta del consumismo, di voglia di superare le difficoltà sociali, anche infilandosi nel tunnel della corruzione generalizzata.
Martini globale, con i divi di Hollywood, Barilla che asseconda le pulsioni new-age con il “ritorno alla natura” (per un prodotto industriale!); Ferrero che lancia l’idea di un’infanzia internazionale, unita con la merendina, dalla culla all’università.
Come non ricordare le trasmissioni di Arbore, con il finto sponsor, quel “Cacao Meravigliao” che tormentava le notti italiane.
Anni Settanta, la confusione, la crisi economica, il terrorismo, la caduta delle forme civili e comunicative. La pubblicità suggerisce un ritorno ai valori più semplici, ma non ha la forza per incidere più di tanto.
Anni settanta
Come non l’aveva nel periodo precedente (1972-1965), il grande crash dei movimenti libertari, anticonsumistici. La “pub” si accoda, aggiorna i messaggi e i linguaggi.
Poi l’ “Età dell’Oro” (1964-1957), quella del primo boom e dei tentativi di comunicare in bianconero, con un linguaggio quasi infantile. L’età di Calimero, di Carmencita, di Papalla, come se solo con ironia e leggerezza si potesse trattare quella materia ostica, quel commerciare in una TV educativa. E poi, sorpresa per chi è nato e cresciuto in mezzo agli spot, una TV senza pub, quella degli esordi (1956-1954).
Dire che questo antro della memoria ricostruisce i percorsi individuali e collettivi è banale. Uno schermo, un anno. Una casella della vita, del costume, con accanto i segni del tempo, merci e oggetti che ne hanno caratterizzato il passaggio.
Un excursus di cultura materiale che diviene sempre meno tecnologica e consumistica nell’avvicinarsi al ’54. E che nell’epilogo introduce ad un’altra epoca, ad altri stili di vita.
Rivoli, il “giusto” contenitore
La Manica Lunga, la seicentesca pinacoteca di Carlo Emanuele I che l’architetto Andrea Bruno ha riportato alle sue funzioni espositive, ospita la mostra.
Così come l’incompiuto Castello juvarriano (sempre recuperato da Bruno) ospita le collezioni permanenti di arte contemporanea. Quelle che illustrano il percorso dai Cinquanta ad oggi, con particolare accento sull’Arte Povera. Decine di artisti, Boetti, Fontana, Pistoletto, Paolini, Merz, Chia, De Maria, fino a Cattelan, Paladino, Jodice, Kounellis, Kosuth, Horn popolano le settecentesche sale di Juvarra, in un mix che incanta e che completa il percorso precedente tra il Seicento del contenitore e la comunicazione pubblicitaria.
Ma è tutta Rivoli da vedere. Il recuperato centro storico, con le strade che si aggomitolano lungo le pendici della collina morenica, alternando palazzi a case modeste o rurali, ville con giardino a chiese e conventi. Un tessuto urbano che si è sviluppato intorno al castello dei Savoia, e che consente a settembre le celebrazioni di “C’era una volta un Re”. Una pièce che trasforma il centro chiuso in una cittadina del Settecento e narra le vicende dell’abdicazione forzata di Vittorio Amedeo II in favore del figlio Carlo Emanuele II.
A spasso per Rivoli
Basta salire la Via Maestra per ammirare la Villa Cavalli d’Olivola e la Villa d’Ussol con il loro parco. E più in su il Palazzo Piozzo di Rosignano (settecentesca sede del Cancelliere del Priorato dell’Ordine di Malta), la Casa del Conte Verde (il Trecento piemontese, con formelle in cotto) oggi sede espositiva; la Torre della Filanda (medievale, oggi galleria d’arte), l’antico campanile del XIII secolo, la Collegiata di Santa Maria della Stella (con statua lignea del XII), con il convento di San Domenico, la chiesa di Santa Croce (Seicento). Per finire al cinquecentesco Ninfeo del Castello, che ripropone il mito greco di Zeus e della Sibilla, oggi recuperato con giochi d’acqua e musica.
Due particolari da aggiungere. Uno: l’artista di luci Richi Ferrero ha costruito un percorso luminoso con i punti forti della città, chiese, palazzi, castello, perfino il “fungo” dell’acquedotto. Suggestioni notturne.
Due: è partito il progetto di ripristino del parco e dei percorsi settecenteschi del Castello, che comprende anche una salita meccanizzata fino al piazzale sommitale.
Nei dintorni di Rivoli
Altra suggestione: la collina morenica. Si può partire con gli alberi del parco del Castello, sui quali si sviluppano quattro itinerari tra i rami, a difficoltà progressiva. “Alberando”, propone itinerari guidati per vedere la città da un’altra angolazione. Poi i percorsi in bike lungo le strade e i sentieri della collina, con panorami che spaziano dal Monviso alla Sacra di San Michele, al Rocciamelone.
Alla base della collina c’è la nuova Maison Musique. Si tratta del vecchio mattatoio liberty costruito da Mollino padre a inizio secolo, recuperato con un auditorium, un musicarium (museo di strumenti musicali del mondo), una liuteria, biblioteca, nastroteca, videoteca musicali, sale di registrazione, ristorante. Programma di concerti lungo un anno.
Un ultimo suggerimento: l’alba, o perlomeno la notte, sul piazzale del Castello. Davanti c’è l’antica Strada Reale di Francia (corso Francia), tredici chilometri in rettilineo, fino alla massa scura della Mole Antonelliana; e, più in là, la collina di Superga, con la Basilica e le Tombe Reali. Rivoli e Superga sono i due estremi della simbologia dei Savoia, l’alfa e l’omega della loro vita.
Il Castello come luogo di nascita e di nozze, la Basilica come luogo di morte.
Il “mondo” di Rivoli
Rivoli si trova sulla collina morenica a ovest di Torino, all’imbocco della Valle di Susa. Da Torino si raggiunge con una navetta da piazza Castello (sabato, domenica e festivi) con la linea 36, con il treno da Porta Nuova ad Alpignano (da qui taxi). Una navetta collega le varie parti della città vecchia.
Informazioni
Mostre & Eventi
Museo d’Arte Contemporanea e Museo della Pubblicità, Manica Lunga, piazzale Mafalda di Savoia, Rivoli, www.castellodirivoli.org
Museo d’Arte Contemporanea, collezione permanente di arte contemporanea italiana e internazionale dai Cinquanta ad oggiwww.castellodirivoli.org; c
Casa del Conte Verde, www.casadelconteverde.it; Settecento a Rivoli, opere d’arte restaurate
Maison Musique, www.maisonmusique.it programma di concerti, spettacoli, balli
“Alberando”, percorsi guidati tra gli alberi del parco del Castello
“C’era una volta un Re”, rievocazione storica in costume della vita del Settecento e dell’abdicazione del Re, centro storico e Castello, ultimo weekend di agosto e primi due di settembre