Domenica mattina, ore dieci. Appuntamento davanti al museo navale di Istanbul con Gian Paolo Papa, triestino, ex rappresentante dell’Unione Europea in Turchia.
Arriva puntuale, sorridente e mi saluta in triestino (Co’ ‘sto tempo se devi andar in barca!). Detto e fatto.
Saliamo su uno dei traghetti che instancabilmente attraversano le acque ventose del Bosforo e salpiamo; direzione, Mar Nero.
Europa, grande sogno dei Turchi
Più che domande e risposte, il colloquio si snoda toccando argomenti diversi che si aggiungono ai commenti sulle stupende visioni della costa, punteggiata dalle case e dai monumenti della città e dai piccoli centri che le fanno corona.
Mi viene istintivo soddisfare la prima curiosità, quasi ovvia. E’ poi così vero che i turchi “vedono” il proprio futuro nell’Europa unita?
Papa, che vive in Turchia da oltre vent’anni, conferma che il vecchio continente rappresenta per i turchi, più che un sogno, una reale aspirazione.
“L’Europa rappresenta un posto dove si possono fare le ‘cose’ che fanno tutti e che qui ancora non si possono fare. In Europa c’è una maggiore libertà di movimento, mentre la Turchia è ancora molto rigida al riguardo; a fronte della diffusa democrazia europea, quella locale è una conquista recente che se ne sta comunque tuttora seduta sulla grande seggiola dell’esercito; che spesso interviene anche dove non dovrebbe”.
Papa aggiunge un’altra considerazione. Entrando a far parte dell’Unione Europea, i turchi pensano di guadagnare, certi del fatto che aumenteranno le opportunità di commercio con l’Europa. Lui, che li conosce bene, arriva ad affermare che è ben lontana dalla popolazione l’idea di entrare in Europa per “occuparla”. Quello che desiderano è di avere libero accesso per scoprire, imparare, lavorare; per poi tornare a casa loro.
“Europa” è sinonimo di sviluppo economico accelerato e per conseguenza creazione di posti di lavoro nella stessa Turchia. E questo è di fondamentale importanza.
Paese di giovanili fermenti
Gian Paolo Papa è certo del fatto che la “molla” che spinge i giovani è quella di poter fare esperienza, assaporando inoltre il gusto della libertà.
L’Europa porterebbe anche un miglioramento dei diritti civili e consentirebbe la nascita di sindacati veri, oltre a varare una struttura educativa più aperta e più libera; non solo per chi ha buone disponibilità finanziarie ma anche per coloro che vengono aiutati da numerose borse di studio. E’ una tendenza buona e da consolidare sempre più; quella cioè che prevede di investire nell’educazione e nella cultura; l’ingresso in Europa rappresenterebbe quindi il naturale “lievito” del cambiamento.
“L’educazione in Turchia – aggiunge – è ancora molto rigida e austera, quasi autoritaria, anche se sta cambiando e ha preso una buona direzione: ci sono circa settantacinque università, sparse in tutta la Turchia e sono ben centomila gli studenti che oggi stanno seguendo corsi universitari tenuti totalmente in inglese o in francese. Altri venticinquemila all’anno vanno poi a frequentare ‘master’ all’estero”.