Pedalare sotto “il Tetto del Mondo” a un\’altitudine di 4000/5000 metri non è solo un viaggio avventuroso. Emozioni, suggestioni spirituali si fanno strada fino a formare un percorso interiore. Questo almeno è accaduto a Giovanni Zilioli, poeta, appassionato di bicicletta. Il suo viaggio nel paese delle nevi, delle alte vette, dello spettacolo dell’Himalaya, dei tanti monasteri inizia nell\’autunno del 2005. Con cinque amici parte dalla bassa e piatta pianura Padana per realizzare un sogno: raggiungere Lhasa, capoluogo del Tibet, dove si trova il Potala, il “Vaticano” del buddhismo tibetano orfano del suo papa dal 1959 – dopo l’occupazione cinese il Dalai Lama, capo spirituale e politico, è stato costretto a rifugiarsi a Dharamsala in India. “Il Potala, una meraviglia bianca e rossa, che si erge regale e solitario in cima alla sua collina d’elezione. E’ una visione da brividi per la magnificenza delle forme architettoniche, severe e leggerissime al tempo stesso, e la collocazione geografica, protetto alle spalle da alte e scabre montagne, tutte sfioranti i cinquemila metri”. Qui, i sei amici, inforcano le loro biciclette e cominciano a pedalare per raggiungere Kathmandu, in territorio nepalese.
Arrivare pedalando al Tetto del Mondo è per loro un’avventura estrema ma anche un percorso spirituale in grado di annientare le barriere razionali e di condurli nel terreno del sogno, e dell’immaginazione.
Con una prosa asciutta, a tratti poetica, Giovanni Ziglioli ci porta alla scoperta dell\’affascinante Paese delle Nevi. Le sue “riflessioni ad alta quota” spaziano dall’incontro con il millenario popolo tibetano, al contatto con una Natura dalla possente e vertiginosa bellezza, capace di risvegliare l’afflato spirituale assopito nei cuori occidentali.
Per continuare a vivere, non possiamo smettere di credere che l’impossibile si possa realizzare, scrive Zilioli nella premessa al volume, e, a proposito dell’indifferenza e della paura dei nostri giorni, aggiunge: “Partire – per un viaggio interiore o su strade d’asfalto e di fango – è un antidoto efficace contro la rassegnazione, un’apertura illimitata di orizzonte. Una sfida lanciata all’assurdità quotidiana. Insomma, la via verso la possibile salvezza”.