Sabato 27 Aprile 2024 - Anno XXII

Oslo, approdo sicuro di un popolo navigatore

Oslo

Patria dei mitici Vichinghi, delle cui antiche gesta è gelosa custode, la capitale norvegese è un gradevole insieme di bellezze naturali e urbanistiche, ricca di musei e stimolanti luoghi d’aggregazione e incontro

Oslo Veliero norvegese ancorato nel porto di Oslo
Veliero norvegese ancorato nel porto di Oslo

I due alberi della Jomfruen si innalzano nel cielo trasparente di Oslo. Attraccata nel porto della capitale norvegese, aspetta l’ultimo passeggero sulla scaletta. Solo allora viene issata l’ancora e riavvolta la gomena. Il capitano Per muove lento il timone e il veliero si stacca dalla banchina, la prua verso i fiordi all’orizzonte. Mentre scivola sul mare calmo, sfilano a babordo la fortezza di Akershus, che sovrasta l’insenatura e una schiera di imbarcazioni ormeggiate: un vascello militare, tante barche di ogni stazza e una immensa nave da crociera per navigare la Scandinavia. Ma la più originale si incrocia al largo: è una casa galleggiante sospinta da un motore. Ha il tetto a spiovere e una ringhiera-balconcino ricolma di fiori. Il proprietario saluta contento i passeggeri della Jomfruen.

Oslo La fortezza di Akershus
La fortezza di Akershus

La fortezza di Akershus che si specchia nelle acque dense del porto sull’altura che sovrasta la baia è il simbolo di Oslo, guardiano fedele dell’insenatura Skagerrak dal 1299. Fu Hakon V, re di Norvegia, a ordinarne la costruzione per difendersi dagli attacchi svedesi che venivano dal mare e a trasformare gli insediamenti circostanti in una vera e propria capitale. Intanto, alcuni gabbiani volteggiano intorno alla Jomfruen e uno si posa sulla poppa. In coperta, i gamberetti pescati e serviti freschi, sono una prelibatezza per tutti. Si accompagnano col limone e il pane tostato velato di burro. Boccali di birra chiara e leggera ne esaltano il sapore.  Un vento freddo in un sole caldo sospinge il veliero tra i fiordi. Ovunque case dai colori vivi e intensi si affacciano sul mare: sono abitazioni estive, la maggior parte in legno, ideali per le vacanze. Qui, molte famiglie fuggono dalla routine giornaliera per un tuffo in mare o per un giro in barca a vela. Altri, invece, preferiscono il kayak. Si incrociano sulla rotta per la penisola di Bygdoy, dove la Jomfruen si sta dirigendo. La costa è punteggiata da ville eleganti con giardini rigogliosi e moli privati che ne fanno una delle zone più ambite della capitale. Qui, persino la famiglia reale ha una sua residenza.

LEGGI ANCHE  Vichinghi in Danimarca. A Ribe è un gioco

Oslo, città libera, anche “dalla” Comunità Europea

Oslo Il trampolino di sci Holmenkollen
Il trampolino di sci Holmenkollen

Le origini di Oslo risalgono infatti al 1048 quando un altro re, Harald Hardrade, fondò la città. Nuovi studi archeologici hanno però portato alla luce reperti funerari cristiani precedenti l’anno mille. Così, per non sbagliare, Oslo ha celebrato il suo secondo millennio nel Duemila.
Incerto è anche il significato del nome: per alcuni studiosi è il “campo degli dei”, per altri la “città sotto le colline” che la circondano con folti boschi. E dai quali, oggi, svetta il trampolino di sci di salto Holmenkollen. Nel XIV secolo questi boschi servirono da rifugio per chi scappava dalla peste che colpì la Norvegia. La nazione scandinava, indebolita, si unì alla Danimarca che ne decise politica e difesa. Poi, nel 1624, la città fu distrutta da un terribile incendio e solo grazie al re Cristiano IV tornò al suo splendore e venne ribattezzata Christiania. Due secoli dopo, l’alleanza con la Danimarca venne sciolta, ma la Svezia decise di annetterla sino al 1905, quando la Norvegia riconquistò l’autonomia, così come il nome originale, vent’anni più tardi.

Oslo Luster, la chiesa in legno più antica in Norvegia (Foto:Per Eide/Innovation Norway)
Luster, la chiesa in legno più antica in Norvegia (Foto:Per Eide/Innovation Norway)

Oggi Oslo è considerata la città più bella della Scandinavia. I suoi cinquecento mila abitanti godono di un alto standard di vita, grazie alla politica del governo centrale, ma anche grazie a una atmosfera frizzante, giovane e cosmopolita. E ricca di cultura.
Una caratteristica della cultura norvegese sono le chiese di legno, costruite nei secoli XII e XIII, dopo la cristianizzazione del regno. Delle oltre duemila un tempo esistenti ne sono rimaste solo ventotto. Ma sono stati conservati alcuni portali con incisioni di notevole bellezza artistica. Oggi si trovano al Museo Storico, dove si può ammirare anche la Collezione Nazionale di Antichità con monete del periodo vichingo, gioielli e ornamenti. Nonostante sia considerata una delle città più care del mondo, Oslo offre una vasta scelta di sistemazioni e locali di ogni tipo e costo. La maggior parte si trovano vicino alla Karl Johans Gate. La via principale parte dalla stazione e arriva sino alla collina, dove sorge il palazzo reale. Dal pennone, la bandiera norvegese sventola nel cielo trasparente della città.

LEGGI ANCHE  California: la penisola di Monterey

Il mare, la “vita” dei norvegesi

Oslo La nave polare Fram
La nave polare Fram

Ma questa è anche terra di luoghi che raccolgono e raccontano le gesta dei grandi navigatori.
Il primo museo che appare, avvicinandosi a riva, è quello Marittimo. Una volta che la Jomfruen  ha attraccato sicura, grazie alle manovre precise del capitano Per, i passeggeri possono scendere sul molo e rinfrescarsi all’ombra dell’edificio. Pochi passi ancora e si entra nella storia. Un corridoio lungo si apre in un atrio enorme: alle pareti foto e litografie di imbarcazioni di ogni tipo e tempo, immortalano i racconti di un popolo navigatore. Al piano superiore, la più grande collezione d’arte marittima della Norvegia mostra oggetti appartenuti a navi e a uomini che hanno sfidato le acque del nord Europa; una cabina perfettamente ricostruita con strumenti di calcolo e carte nautiche, il timone di un veliero, un’antica barca in pelle e teche con i resti dei naufraghi. Uno strano gioco di luci riflette il mare sottostante: un legame indissolubile che va oltre la morte e che viene ricordato, sulla piazza esterna del museo, con il monumento ai quattromila e settecento marinai, uccisi nella Seconda Guerra Mondiale.

continua a pagina 2

Condividi sui social: