La vita e le avventure di Leonardo Fioravanti, medico del Cinquecento, sono raccontate in questo volume storico da Piero Camporesi, pubblicato la prima volta da Garzanti nel 1997, riproposto nei Saggi a settembre 2007, dieci anni dopo la scomparsa dell’autore. «Camminare il mondo era, per Fioravanti, l’unico immutabile, ossessivo baricentro, mobile e incerto, dell’esistenza. Sapeva per esperienza che la Terra era un viscido labirinto pieno d’inganni e gabberie nel quale solo chi sapeva nuotare riusciva a galleggiare e a sopravvivere, nella migliore delle ipotesi, in una “gabbia di matti”.»
La descrizione che Piero Campionesi fa in questo libro di Fioravanti è il magistrale ritratto di un personaggio fantasioso e versatile, sullo sfondo della cultura, delle scienze e della politica rinascimentali. In un percorso biografico ricco di sorprese, denso di notizie e intuizioni, ma soprattutto sorretto da una scrittura sapiente e suggestiva.
Fioravanti era medico e chirurgo “di nazion bolognese”, distillatore, alchimista, erborista, esperto di arti meccaniche, ingegnere navale, agronomo, bonificatore del territorio e ripopolatore di città. In una parola, Leonardo Fioravanti è stato un instancabile vagabondo.
Lo studioso Camporesi ripercorre i suoi passi alla ricerca dei segreti della natura, quando impara tecniche sconosciute, allorché distilla e sperimenta nuovi farmaci. Lo segue “caminare mondo” quando risale l’Italia del Cinquecento, dalla Sicilia a Napoli, dalla città dei Papi a Venezia, da Ferrara a Milano. O anche quando in gioventù naviga nel Mediterraneo con la flotta di Carlo V, per poi spingersi, ormai anziano, verso la penisola iberica, curioso delle novità giunte dal Nuovo Mondo.
L’avventuroso Fioravanti nella sua ricerca continua di conoscenza e sperimentazione imparò a riattaccar nasi a Tropea, salvò le truppe imperiali da una mortale epidemia, bonificò Pola… e ancora offrì le sue invenzioni a Cosimo de’ Medici e Alfonso d’Este…
Fu abilissimo nel divulgare le proprie idee e diffondere la propria fama. A Venezia, all’ombra si San Marco, seppe utilizzare al meglio le possibilità della stampa, non solo per scrivere in italiano in polemica con gli accademici che scrivevano in latino, ma soprattutto impiegò lo straordinario strumento per comunicare scoperte, ricette e segreti, in libri dai quali come ebbe a scrivere “i lettori ne possino cavare qualche utilità”.