La “Conversione di Saulo” di Caravaggio sarà visibile dal 16 novembre fino al 14 dicembre alla sala Alessi di palazzo Marino a Milano. Grazie all’eccezionale prestito di una collezione privata – la famiglia Odescalchi – il dipinto viene esposto da solo, nella sala di rappresentanza del palazzo comunale, protetto da una teca di vetro e disposto ad altezza d’uomo. E’ un evento quasi unico, perché l’ingresso è gratuito, l’opera è delicata e raramente concessa per mostre pubbliche e per la sua bellezza. La tavola infatti è stata restaurata di recente e rende oggi tutta la ricchezza di colori, sfumature e dettagli di cui Caravaggio era capace.
Il dipinto raffigura la folgorazione di San Paolo sulla via di Damasco: Paolo cade da cavallo e viene abbagliato dalla luce divina. Nella versione di Caravaggio si ritrovano gli incarnati dei volti, i chiaroscuri, i riflessi del fascio di luce che rischiara il santo, la cura realistica delle figure e il dinamismo della composizione.
La “Conversione di Saulo” in realtà era già stata a Milano: nel 1951, in una mostra a palazzo Reale dedicata ai caravaggeschi. L’opera venne allora riconosciuta e attribuita a Caravaggio da Roberto Longhi.
Aveva forse contribuito a tenerla nell’anonimato la storia delle sue origini: commissionata all’artista per la cappella romana in Santa Maria del Popolo, la tavola non comparì mai in chiesa, sostituita da un’altra “conversione”, realizzata dallo stesso autore. Le opere sono state presentate insieme nel 2006 a Roma, mentre a Milano viene esposto solo il primo dei due dipinti.
La passione etnica di Peggy Guggenheim
Il secondo evento di richiamo annunciato dal 14 novembre è la duplice mostra “Ethopassion. La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim” e “Altre culture a Milano”, alla fondazione Mazzotta. Dopo l’esposizione a Lugano, le 35 opere scelte dalla raccolta di Peggy giungono nel capoluogo lombardo come prima tappa italiana. Si tratta di sculture in terracotta, tessuti, oggetti votivi di culture aborigene africane e del Centro e Sudamerica, che la collezionista americana accumulò via via dagli anni Sessanta in poi. Riemerse dai depositi dell’abitazione di Peggy a Venezia, palazzo Venier dei Leoni, queste opere hanno oggi più di una storia da raccontare. Sono reperti antropologici, che mostrano riti e abitudini di popoli diversi, come spiegano le didascalie in mostra; ma sono anche il segno di una passione diffusa, che Peggy condivise con molti artisti e intellettuali del tempo.
L’arte etnica suggeriva modelli estetici alternativi che furono fonte d’ispirazione per gli autori europei. Se non sarà strano, quindi, ritrovare in queste opere linee e forme già viste nei grandi maestri del Novecento, resterà interessante anche il confronto con la seconda parte della mostra, dedicata a quattro collezioni di proprietà del castello Sforzesco di Milano. Sono le raccolte di Ezio Bassani, Federico Balzarotti, Aldo Lo Curto, Enrico Pezzoli, che comprendono esempi di arte africana, del Perù preispanico e dell’Amazzonia.
(14/11/2008)
Caravaggio a Milano. La Conversione di Saulo
Dal 16 novembre al 14 dicembre
Milano, palazzo Marino, Sala Alessi
Orario: tutti i giorni 9.30-19.30, giovedì 9.30-22.30, ingresso gratuito
Per informazioni: tel 02 54277
Ethnopassion. La collezione di arte etnica di Peggy Guggenheim
Altre culture a Milano. Quattro collezioni del castello Sforzesco dall’Africa e dalle Americhe
Dal 14 novembre al 22 febbraio 2009
Milano, fondazione Mazzotta
Orario: da martedì a domenica 10-19.30, giovedì 10-22.30
Per informazioni: tel 02 878197