Figli di una shamandura

Una piccola porzione di deserto lungo uno dei mari più belli del mondo, il Mar Rosso. Le montagne aride sullo sfondo tra l’arancio, l’ocra, il rosso, il beige, il lilla, la cioccolata amara, finanche il verde oliva forniscono una cornice introvabile altrove.

Tra barche, coralli e bar, i personaggi di “Figli di una shamandura” vivono e lavorano dimenticando la loro età anagrafica, sullo sfondo di un Egitto surreale e inedito, popolato da turisti che lo sono ancora di più… e di un mare splendido.

“Figli di una shamandura” è un libro dedicato a quelli che “se ne sono andati” con una sacca da sub in spalla, per esplorare la propria vera vita, come ha atto l’autore Claudio Di Manao, in un posto dove splende sempre il sole tra gaffe, situazioni assurde, rischi del mestiere, cinismo e incongruenze…, ma guardando avanti con occhi che hanno già scartato il conosciuto, la sicurezza, il banale.

Ciò che si mostra in questo libro è il mare e la vita brada come stile irrinunciabile per migliaia di istruttori e guide subacquee, lungo percorsi spesso funambolici, a volte struggenti, più spesso paradossali. Vicende, immagini che prendono, invadono la nostra mente, ci fanno riflettere su ciò che abbiamo, sulla vita che conduciamo. Vicende che ci portano a sognare. Quanti non hanno pensato almeno una volta e detto adesso mollo tutto…, basta con lo stress, la frenesia, la corsa al soddisfacimento di desideri, il più delle volte, per apparire, farsi invidiare, che non per serio bisogno, necessità. In questo senso può essere un libro pericoloso… “Vedo la vita marina che esplode luminosa, lungo quei fondali in riva al deserto… vedo avvicinarsi, coi colori di nun reeef, la mia vera vita”.