Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Animal

Animal di Indra Sinha, Neri Pozza Editore, pagine 432, Euro 17,50. ” width=”176″ height=”270″>Animal di Indra Sinha, Neri Pozza Editore, pagine 432, Euro 17,50. Da un evento realmente accaduto: il più grave incidente chimico-industriale della storia avvenuto a Bhopal nel 1984, nello Stato indiano del Madhya Pradesh ne è nato un romanzo che descrive con lucidità la crudeltà del male. «Un tempo ero umano. Almeno così dicono. Io non ricordo, ma la gente che mi ha conosciuto da piccolo racconta che camminavo su due piedi come un essere umano». La storia di Animal comincia quella notte in cui lo trovarono … Leggi tutto

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di Indra Sinha, Neri Pozza Editore, pagine 432, Euro 17,50.
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Animal
di Indra Sinha, Neri Pozza Editore, pagine 432, Euro 17,50.

Da un evento realmente accaduto: il più grave incidente chimico-industriale della storia avvenuto a Bhopal nel 1984, nello Stato indiano del Madhya Pradesh ne è nato un romanzo che descrive con lucidità la crudeltà del male.

«Un tempo ero umano. Almeno così dicono. Io non ricordo, ma la gente che mi ha conosciuto da piccolo racconta che camminavo su due piedi come un essere umano».

La storia di Animal comincia quella notte in cui lo trovarono steso davanti a una porta, bimbo di pochi giorni, avvolto in uno scialle. La notte famosa in cui la Kampani, la fabbrica chimica americana, sparse nel cielo del piccolo villaggio indiano di Khaufpur dei veleni «così buoni» che dopo tanti anni non si riescono ancora a togliere.

Animal tossiva quella notte, aveva la bava alla bocca, gli occhi storti dalla nebbia bruciante. Nessuno si aspettava che sopravvivesse, quando lo portarono all’ospedale. E invece sopravvisse. E allora lo affidarono all’orfanotrofio locale visto che non c’era anima viva a reclamarlo.

A sei anni, però, ecco un improvviso bruciore nel collo e dietro lespalle, e la schiena che comincia a piegarsi. Quando la spina dorsale ha smesso di fondersi, le ossa erano piegate come una forcina e la parte più alta di lui era il culo.

I primi a chiamarlo Animal sono stati i bambini dell’orfanotrofio quando l’hanno visto camminare a quattro zampe. E da allora il nome gli è rimasto appiccicato come fango. Ogni tanto Ma Franci, la suora che lo accudisce come se fosse la sua vera madre, gli ricorda quanto gli piaceva da piccolo nuotare nei laghi dietro la fabbrica della Kampani e come si tuffava «con le braccia e le gambe tese, bello dritto». Ma quando gli dice così Animal si sente triste, perché sogna ancora di tuffarsi dritto come un bastone nell’acqua profonda lasciandosi dietro la sua ombra storta.

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Ora, però, ha trovato un lavoretto. È entrato a far parte della banda di Zafar, un tipo che ha lasciato di punto in bianco l’università ed è venuto a Khaufpur per organizzare la lotta contro la Kampani.Animal deve tenere occhi e orecchie aperti nelle strade e nei chioschi di chai, per scoprire cosa stanno architettando governo e amministrazione locale per fregare la gente.

Nello slum, dicono che Zafar e i suoi sono dei santi a difendere le «vittime del veleno». Animal, però, odia tutti i discorsi sulle «vittime del veleno» e, per quanto riguarda Zafar, sa che non è affatto un santo visto che, quando compare la bella Nisha, nei suoi occhi c’è la stessa libidine che brilla nei suoi.

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