Romanzo ispirato alla vita di Maometto, il Messaggero, appunto. Maometto non aveva figli e adottò Zayd ibn Thalith quando aveva sette anni. Dopo aver raccolto nel Corano le rivelazioni di Allah a Maometto, Zayd sente l’urgenza di consegnare ai posteri la storia della sua vita. Perché “non si può capire il Corano se non si capisce Mohammad: un sognatore, un gaudente, un amante delle donne e della vita”, ma soprattutto “un uomo curioso”. Così Zayd parte alla ricerca di testimoni del suo tempo – mercanti, poeti, studiosi, adepti, nemici o famigliari del suo signore – cui cede la parola per ripercorrere la vicenda umana del profeta e condottiero che ha cambiato la Storia.
Gli anni dei suoi lunghi viaggi come carovaniere e l’incontro con i grandi imperi: Bisanzio, la Persia e l’Egitto che avevano conosciuto la civiltà e ognuno aveva un profeta, che si chiamasse Mosé, Gesù o Zarathustra, e un suo Libro, ma soprattutto avevano un unico Dio. Il suo popolo, invece, era formato da seminomadi poveri e ignoranti, guardati con sufficienza dai ricchi mercanti ebrei.
Questo faceva soffrire Muhammad che sognava il riscatto del suo popolo dall’arretratezza e dalle divisioni. Passò giorni tormentati senza risposte e poi l’incontro scardinante con Allah. L’alba che ne seguì ha cambiato per sempre il mondo. La forza rivoluzionaria di quel messaggio che si rivolge agli umili, alle donne e agli schiavi; la strategica fuga alla Medina, fino alla conquista della Mecca e la violenta affermazione dell’Islam.
L’autore Kader Abdolah è convinto che non si possa giudicare l’Islam, e quindi capire la realtà, la storia e l’Occidente, senza conoscere il suo Profeta, il suo Libro e il contesto che li hanno generati. Il messaggero è una sua personalissima reinvenzione letteraria che mescola, con delicato rispetto e dissacrante ironia, cronaca e poesia, da cui Muhammad emerge in tutta la sua umanità e modernità. Un racconto che ha i profumi e i colori della sua terra, e che parla del potere della parola e del misterioso incontro con il divino.