Un freno rotto a… Rottofreno
Annibale frenò, ma il cavallo non obbedì. Ma come? Un condottiero esperto come lui non poteva certo avere dei problemi di “guida”… “C’è il morso rotto! Si è rotto il freno!”, gli ha gridato uno dei suoi cavalieri fidati. E fu proprio così: durante la battaglia del Trebbia, che alla fine fu gloriosa per i cartaginesi, Annibale e il suo esercito, insieme alla ventina di elefanti rimasti, furono costretti a fermarsi per qualche giorno in un paese a due passi dall’odierna Piacenza. Da allora quella località si chiama Rottofreno, e l’episodio leggendario che vide protagonista il condottiero cartaginese è immortalato perfino nello stemma del Comune, in cui è raffigurata la testa di un cavallo grigio col morso rotto.
(14/02/2011)
Il peggio era già passato, le Alpi erano finalmente dietro le loro spalle, ma si sentivano tutti piuttosto provati. “Ormai siamo in pianura, abbiamo sconfitto i Taurini, i Boi si sono alleati con noi e così faranno altre tribù galliche che sono contro Roma”, diceva Annibale ai suoi uomini. “Purtroppo abbiamo avuto grosse perdite durante la traversata delle Alpi. Il freddo e la montagna si sono rivelati un nemico molto duro da combattere”, aggiungeva pensando al fatto che l’esercito con cui era partito, inizialmente composto da cinquantamila uomini, seimila cavalieri e trentasette elefanti da guerra, era arrivato nella Pianura Padana dimezzato. Che il freddo delle Alpi fosse più robusto perfino dei suoi elefanti, non l’aveva preventivato nemmeno uno stratega geniale come lui.