Una lunga storia di sviluppo della città, sempre alle prese con dominatori, assedianti, avventurieri. Ma la tempra, per emergere, c’era già sin dai primi anni di vita, tant’è che divenne uno dei più importanti centri di smistamento delle merci provenienti dalla Spagna nel centro e sud America e, in senso inverso, delle enormi ricchezze ricavate dalle miniere e dei nuovi frutti della terra ricavati nel Nuovo Continente. Per questa doppia attrazione la località caraibica – tanto tipica ed esotica da essere stata scelta come set di importanti film storici – fu a lungo appetita da pirati e corsari.
Tra il 1543 e il 1741 Cartagena fu attaccata 12 volte, ancor più aggressioni subì Santa Marta, meno assalti ma più tragici danni lamentò Portobelo, sulla costa caraibica panamense (note le distruzioni operate nel 1668 da ‘Morgan il pirata’ e nel 1739 dall’inglese Vernon).
Predoni dei mari sommariamente catalogabili in: corsari (saccheggiatori legalizzati mediante una “patente” o “lettera di corsa” concessa da un sovrano); pirati (dal greco antico ‘peirates’, ladroni, agivano isolatamente); bucanieri, perché ghiotti di ‘bucan’, carne affumicata secondo le ‘ricette’ degli indigeni Caraibi e Arawak); e infine filibustieri, celebri quelli dell’isola della Tortuga (varia la provenienza del nome, probabilmente dall’olandese ‘vrijbuiter’, briganti, o ‘vrieboot’, imbarcazione leggera). È impressionante l’elenco delle incursioni piratesche – talvolta con motivazioni politiche, visti i tanti conflitti che nei secoli coinvolsero la Spagna con Gran Bretagna, Francia e Olanda – sofferte da Cartagena.
Francesi, Inglesi: pesos e battaglie
Esordì il 24 luglio del 1543 il francese Jean-François de la Rocque de Roberval, nei Caraibi noto come Roberto Baal (o Vaal). La conquista non comportò difficoltà, la giovane città era pressoché priva di difese, e i danni si limitarono ad alcune case distrutte e a un pagamento di 35.000 pesos. Nel 1559 un altro francese, Martin Cote, riprese il mare al termine di un assalto che gli fruttò 15.000 pesos (più 600, pagati ‘extra’ perché la città non fosse bruciata). Solamente 6 anni dopo la scorribanda di Cote, la Perla del Caribe colombiano ricevette una identica, non amichevole visita; cambiava soltanto la nazionalità dei malintenzionati. Era la volta degli inglesi. La mattina del 6 luglio 1565 i Cartageneros avvistarono 4 navi comandate da John Hawkins (nei Caraibi ribattezzato Juan Ancle) in compagnia di un migliaio di uomini e del giovane cugino, Francis Drake, futuro Sir e mito della marineria britannica.
A onor del vero Hawkins avrebbe voluto soltanto fare affari, vendendo 100 negri ospitati sulle navi, ma il governatore don Martìn de las Alas si rifiutò di avere a che fare con un luterano e pure pirata. Guerra fu e stavolta gli spagnoli, grazie anche all’aiuto degli ‘indigenas’, limitarono i danni respingendo i corsari della regina Elisabetta.
Drake impone riscatti ma verga una ricevuta
Ma Drake fece tesoro dell’esperienza e il 6 febbraio 1586 sottopose Cartagena a un assedio che si concluse con una richiesta di riscatto di 600.000 ducati, la messa in galera, a meditare, del governatore e del vescovo indecisi sul pagamento e infine una transazione a 107.000 ducati, con tanto di ricevuta che Drake – desideroso di non passare per un volgare pirata – rilasciò redatta in latino.
D’altro canto il pericolo costituito da tanto tragiche scorrerie aumentava perché aumentavano le fortune di Cartagena. Alle ricchezze garantite dall’argento e dall’oro giallo si aggiungevano i guadagni del cosiddetto Oro Negro, la famigerata Tratta degli Schiavi. Si calcola che tra il 1540 (ma risale al 1510 la concessione della corona spagnola di trasferire gli schiavi ‘a las Indias’ previo pagamento di imposta) e il 1870, almeno 10.000.000 di esseri umani furono trasferiti dal Continente Nero ai Caraibi.