In Estremo Oriente, alla morte di Genghis Khan l’immenso impero mongolo era stato spartito tra i suoi quattro figli, ma uno di questi era premorto al padre e la sua parte di eredità passò al figlio Bathu che si vide assegnata l’area più occidentale dei domini, protesa in modo allettante verso l’Europa: fu questi il fondatore del Khanato dell’Orda d’Oro. Quando un lutto improvviso graziò mezzo continente – la morte dell’imperatore e la conseguente ritirata per la nuova elezione – il nuovo pontefice Innocenzo IV aveva compreso che adesso, al di là di monti impervi, si agitava un popolo di nomadi delle steppe, sanguinari e abilissimi in guerra, ebbro di conquista. Bisognava però capire chi fossero questi strani uomini dalle fattezze inquietanti, come agissero e se era possibile convertirli e stipulare con loro una pace.
La Mongolia, questa sconosciuta
Il papa, durante il concilio di Lione del 1245, organizzò una serie di legazioni che avrebbero proprio dovuto penetrare nel cuore degli sconfinati possedimenti e portare all’autorità massima lettere papali, cercando di carpire tutte le informazioni possibili. I nuovi ordini di francescani e domenicani furono i grandi protagonisti di questi viaggi eccezionali attraverso due continenti e per oltre diecimila chilometri. Il più famoso e significativo fu il coraggioso spostamento del francescano umbro Giovanni da Pian del Carpine che ha lasciato memoria dei fatti nella Historia Mongalorum, una fonte importantissima, scritta con la vivacità e l’acutezza di un osservatore moderno, con la stessa passione e la stessa determinazione di un inviato di oggi.
Una fiorente stagione di viaggi intrapresa anche da Marco Polo
Un viaggio davvero incredibile e debilitante dove, grazie a speciali lettere di presentazione – autentici salvacondotti – il frate fu consegnato da una tappa all’altra alla celerissima posta mongola che lo costrinse ad affrontare spesse volte freddo, fame e sete reggendo per mesi (quasi tre anni) ritmi che parrebbero insostenibili a un atleta allenatissimo.
Attorniato da questi personaggi dalla fama terribile con occhi allungati e chiome nere come la pece, Giovanni scoprì gli usi e i costumi, i riti e le credenze tradizionali, la poligamia, la scrittura, i manufatti preziosissimi, le steppe immense e deserte delle lande russe e cinesi, i tramonti infuocati, le bufere inarrestabili, i favolosi cavalli, le armature perfette…
Giovanni, accompagnato dal confratello polacco Benedetto quale interprete, aprì la strada – anzi, riaprì l’antica Via della Seta – e alla volta di questo impero lontanissimo partirono anche Andrea di Longjumeau, Ascelino, Simon de Saint Quentin, Giovanni de’ Marignolli, Giovanni da Montecorvino, Odorico da Pordenone, il brillante frate fiammingo Guglielmo di Rubruk (autore di un’altra cronaca spettacolare) e i mercanti Polo, al cui ritorno – per una nuova partenza – si unì anche Marco, a tutti noto per il grande Milione (aferesi di “Emilione”), l’eccezionale testimonianza dettata in cella al compagno Rustichello da Pisa che per sempre la immortalò. (3 – continua)
* In Viaggio con la Storia è una rubrica che racconta il significato del viaggio nei tempi passati, quando muoversi era una necessità e non ancora un piacevole svago. La rubrica è curata da Jennifer Radulovic, Dottoranda di ricerca in Studi Storici e Documentari di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Milano. I suoi interessi di ricerca vertono principalmente intorno alla storia militare e a quella dei Paesi dell’Europa Centro-Orientale.