Ancora poche ore e avrà inizio il Festival di Sanremo edizione 63. Il che significa che per una settimana, dal 12 al 16 febbraio, la città dei Fiori sarà presa d’assalto da cantanti, vip, agenti del mondo dello spettacolo e fan a caccia di un autografo. Tra di loro ci sarà anche Stefano Piro, cantautore milanese sanremese d’adozione, che nei giorni della kermesse canora ci ha assicurato sarà a Sanremo a fare il tifo per i suoi amici colleghi che saliranno sul palco dell’Ariston.
Noi l’abbiamo contattato, in occasione dell’uscita del suo nuovo album Forme Di Vita Del genere Umano A Colori, per farci dare qualche dritta sulla cittadina ligure in quei giorni frenetici.
“Ovviamente – ci racconta Stefano Piro – durante il Festival la città si trasforma, si accendono i riflettori su di lei, tutta la città è in festa, tutto si concentra nella via principale, nell’unica strada del centro. Peccato che subito dopo torni al buio”.
Hai un locale, un posto da consigliare ai nostri lettori?
Essendoci cresciuto sicuramente ho qualche suggerimento da dare. Consiglierei di provare l’osteria Camelot, un piccolo locale a soli cinque minuti dall’Ariston nel centro storico, dove si mangia bene e si paga poco.
Che ricordi hai della tua partecipazione al Festival?
Un po’ confusi anche perché parliamo del 2000. Di sicuro è stata un’esperienza molto bella anche grazie alla conduzione di Fazio e Pavarotti. Per me è stato come esibirmi in un concerto da casa, ma davanti a 16mila spettatori.
Col brano Noel hai vinto il Premio della critica.
Sì, e mi servì per capire che di musica avrei potuto e voluto vivere, che la mia vita poteva ruotare esclusivamente attorno alla musica.
Ho letto che il brano “6 gennaio” l’hai scritto durante una festa che si fa abitualmente nell’entroterra ligure. Di che festa si tratta?
Parlo di Vallebona (in provincia di Imperia, in Liguria, ndr), un paesino alle spalle di Valle Crosia dove ogni anno, nella piazza del paese, si accende un falò che rimarrà acceso dal 20 dicembre fino al 6 gennaio. Il 6 si fa il giro del paese con una Befana fantoccio che poi si farà bruciare nel falò. Questa festa non me la perdo mai.
Ma tu che tipo di viaggiatore sei?
Sono un viaggiatore che aspira a viaggiare. Viaggio lavorando. Ma ho sempre i minuti contati. Quando però parto lo faccio con una micro valigia. E la cosa sorprende un po’ tutti i miei compagni di viaggio perché la maggior parte delle persone è abituata a girare portandosi appresso mezza casa.
Il tuo ultimo album potrebbe fare da colonna sonora a quale viaggio?
Sicuramente un viaggio in moto perché quest’album è molto libero.
Se fosse un viaggio che viaggio sarebbe?
Un viaggio nelle colline irlandesi.
Le basi americane le hai visitate. Che ricordi hai degli Usa?
Non sono mai stato negli Usa. Ho attraversato l’Oceano solo una volta per andare a Cuba. Mi piacerebbe vedere l’America soprattutto per il verde.
Un viaggio che consiglieresti?
In Bangladesh. Sto per ultimare una colonna sonora di un corto girato in questa terra e le immagini di questo video sono così reali e belle che sembra di sentire i profumi di questa terra.
Che viaggio è stato quello che ti ha portato dall’essere fondatore e frontman dei Lythium a solista?
Il viaggio di un uomo che non si è mai risparmiato e vive di quello che fa. Mi darei un abbraccio caloroso.
(11/02/2013)
Il tuo ultimo album “Forme di vita del genere umano a colori” arriva a sette anni dal tuo precedente album solista “Notturno Rozz”. Cos’hai fatto in questi anni di latitanza?
Dal 2006 ad oggi ho fatto un sacco di cose: scritto colonne sonore di film e documentari come quella di “Standing Army” sulle basi militari americane nel mondo, spettacoli teatrali, registrato disco con una band inglese e prodotto Neripè.
Che ricordi hai degli anni in cui hai portato a Londra lo spettacolo degli ARM?
Il mio periodo londinese è stato bellissimo. Londra è una di quelle città, come Parigi, che porto come riferimento per la loro apertura mentale.
Nel corso della tua carriera troviamo presente in più momenti il tango. Com’è nato questo legame con la terra argentina e la sua musica?
La ragione è puramente tecnica. La milonga è un portamento ritmico perfetto per chi compone canzoni al pianoforte.
Sei mai stato in Argentina?
Mai, ma conto di andarci al più presto.
Nella ballata “Il dirupo universale” Milano è stata per te fonte d’ispirazione.
È l’unico pezzo del disco scritto di getto. Io vivo a Milano e da casa posso osservare uno scenario particolare: una tangenziale su cui trafficano mezzi di ogni tipo e in fondo vedo sia la stazione di Lambrate che gli aerei che decollano da Linate. C’è stato un momento preciso, durante un forte temporale, in cui ho visto questo traffico che si moltiplicava un po’ alla volta e in quel preciso istante ho cominciato a pormi le classiche domande di quante possibilità esistano negli incroci delle vite.
Qual è la Milano che consiglieresti di scoprire ai nostri lettori?
Milano non è una città che mi piaccia particolarmente. Non mi fa impazzire tanto che sto programmando la fuga. Il bello di Milano si trova solo in centro. A me piace Brera, Sant’Agostino, Sant’Ambrogio.