Delle volte una frase banale scatena delle riflessioni interiori molto serie. Durante una normale conversazione tra colleghi dopo una conferenza stampa si parlava di viaggi “avventurosi”, un po’ troppo avventurosi per i miei limiti fisici e mentali. Da questo discorso ho cominciato a considerare il significato dei concetti di limite e di accessibilità. Di quanto queste due parole siano applicabili a chiunque. Per esperienza diretta ho un’amica che, pur priva della vista, viaggia, si sposta e fa sport con una vitalità che raramente ho incontrato altrove. Ho voluto allora provare a esplorare il mondo della cosiddetta “disabilità” applicata al viaggiare.
Motivazioni forti
Perfetto! Abbiamo le strutture adeguate, abbiamo chi organizza i viaggi adatti secondo le differenti disabilità. Abbiamo tutto. Però, deve esserci una cosa fondamentale per viaggiare: la motivazione. Il “Perché?” Per qualcuno è una sfida alle proprie possibilità, per altri è un desiderio di conoscenza, per altri ancora è il non volere sentirsi inferiore. Per Attilio Nova de La Compagnia dei Viaggiatori è un falso problema perché le motivazioni sono le stesse di chiunque: la scoperta del mondo e delle persone. Le barriere fisiche sono spesso superabili con l’aiuto umano, quelle psicologiche, invece sono molto più insidiose perché si superano solo agendo all’interno delle persone stesse e spesso manca la convinzione che il viaggio sia possibile e questa convinzione nasce anche dalla disponibilità di informazioni attendibili. Su questo punto sono molto chiari sia i responsabili delle organizzazioni di settore, sia coloro che i viaggi li progettano e li vendono. La comunicazione è fondamentale per capire se un viaggio sia affrontabile o meno, non tanto per le barriere architettoniche, quanto per capire le eventuali barriere culturali che impediscono di veder soddisfatti i bisogni dei disabili e le loro esigenze nei servizi nelle località e strutture turistiche dell’offerta.
Al termine di questa piccola inchiesta mi rendo conto che ci sia ancora molto da lavorare anche se man mano le cose migliorano e, per fortuna non accade quasi più che qualche ristoratore o albergatore non lasci entrare nel proprio locale una persona con disabilità anche perché l’opinione pubblica condannerebbe pesantemente casi del genere.
(28/03/2013)