L’Italia in un condominio. Negli appartamenti dello stabile di via Amalasunta 1 la storia comincia nel 1939 tra inquilini su cui spirano venti di guerra e gli effetti delle leggi razziali. Ci sono i «tipi» italiani: il fascista tiepido, il comunista abile negli affari, il fruttivendolo intraprendente, il nobile dal genio gattopardesco, il mascalzone di buona famiglia. Dietro le porte i piccoli grandi segreti delle famiglie.
Finita la guerra, è il momento di ricostruire. Adesso sono le storie dei figli ad animare il condominio e più avanti quelle dei nipoti che arrivano fino ai giorni nostri. Uomini e donne indimenticabili danno vita a queste pagine, comprimari della storia d’amore tra Silvia, la bambina ebrea scampata alle deportazioni, e Sandrino.
Seguendo la diaspora dei personaggi trascinati dal corso della storia, la narrazione si estende dalla capitale a tutta l’Italia. “Otello sapeva d’essere in sorveglianza. Per dieci anni aveva rigato dritto – tutto cantiere e casa -, che non sortisse fora il suo passato un po’ socialista e le qualche risse che a suo tempo aveva avuto con gli arditi, a Testaccio ma anche a San Lorenzo. Era uno specializzato e mo che le cose si tiravano su col cement’armato più che coi mattoni, tutti gli impresari se lo leticavano; aveva fatto la lira e s’era tolto lo sfizio di mettere casa in un palazzo da signori. La casa era cambiata, il quartiere pure ma le idee erano sempre quelle, nascoste come i soldi sotto la pianella.”
Una bella armonia in quella via Amalasunta: una via del quartiere Italia che, sebbene nuovo, era già un quartiere qualunque. Ma a guardarla proprio da vicino, la sua gente non era qualunque tanto che i veri qualunque, alla fine, sembrano eccezioni, casi rari e degni di nota proprio per la loro rarità.
Un romanzo corale, storico, divertente e commovente. Il romanzo degli italiani.