Un uomo procede faticosamente nella tormenta lungo l’erta salita. Il suo passo è sempre più stanco, il rifugio ancora lontano. Troppo per le sue strenue forze. Il tascapane diventa sempre più pesante e il bastone non lo sorregge più. Fermarsi equivale a morire assiderato. Lo sa bene ma lo sforzo è insopportabile e l’uomo si accascia cercando di coprirsi come può con il mantello. D’improvviso, un abbaiare e delle voci. La salvezza. Un grosso cane con una folta pelliccia a macchie marroni gli si avvicina, scava nella neve e avvisa i suoi conduttori. Il viandante è salvo, trasportato all’ospizio e rifocillato…
Da millenni crocevia commerciale e militare
Questa storia a lieto fine è la trama del filmato proiettato al Museo del Gran San Bernardo, sul colle omonimo, proprio al confine tra Valle d’Aosta e il cantone svizzero del Vallese.
Il museo ha un’importante collezione archeologica e naturalistica e presenta la storia dei traffici e della vita lungo una delle poche vie naturali di comunicazione tra Svizzera e Italia. Di qui passarono commercianti, santi, soldati. Si dice che Annibale sia transitato nell’autunno del 218 a.C. con i suoi elefanti nella discesa verso Roma durante la II Guerra Punica e degli americani ripeterono l’impresa negli anni ’30, salendo sul colle a dorso d’elefante! Sicuramente Napoleone lo valicò nel maggio 1800 alla testa di 40.000 uomini con carriaggi e cannoni. Un’impresa epica testimoniata dal famoso e bel quadro del David dove l’Imperatore è effigiato su un cavallo bianco con il rosso mantello svolazzante.
Nati per lavorare in montagna
Il traforo automobilistico ha oggi reso inutile ai fini commerciali la salita fino al colle che, comunque, mantiene il suo fascino proprio per la sua storia importante, per la bellezza selvaggia dei luoghi a 2.400 metri di quota ma anche per l’Ospizio, fondato nel 1045 da San Bernardo da Mentone, nel quale vive tuttora una piccola comunità di monaci benedettini e, soprattutto per il simpatico cagnone. L’origine della razza risale in seguito al dono di cuccioli di Mastini ai monaci dell’Ospizio del Gran San Bernardo, incrociati successivamente con Terranova.
Il San Bernardo è un cane grande e robusto, resistentissimo al freddo e allo sforzo, con olfatto finissimo, molto equilibrato di carattere e tranquillo. Per più di tre secoli è stato adoperato per il soccorso dei viandanti sul colle. I primi furono addestrati al soccorso verso la fine del ‘600. I loro conduttori, i Marronier erano valligiani pagati dall’Ospizio per assistere i viaggiatori smarriti nelle nevi e nelle tempeste.
La botticella di liquore, fantasia disneyana
Il mito di questo cane nasce all’inizio dell’800 con il leggendario Barry che nel corso della sua “carriera” salvò più di quaranta persone. Alla sua morte, nel 1814, fu imbalsamato ed è conservato al Museo di Storia Naturale di Berna. A lui fu dedicato un film da Walt Disney, in quella occasione comparve la famosa botticella di liquore appesa al collo. Un falso storico perché i cani non sopportano l’impiccio. Per onorare la sua memoria, il più bel esemplare maschio del canile porta il nome di Barry. Curiosamente, fino al 1862 non esisteva la razza San Bernardo.
Il nome venne conferito ufficialmente durante un’esposizione canina a Birmingham e lo standard fu fissato solo nel 1887 durante il congresso cinologico di Zurigo.
“Vittime” dello star system
Oggi i monaci non allevano più personalmente i cani. Esiste però la Fondazione Barry a Martigny che garantisce l’allevamento e lo standard della razza e gestisce un museo, il Musée et Chiens du Saint-Bernard che è molto simile a quello del colle. Durante l’estate alcuni esemplari sono trasferiti sul colle dove c’è un apposito canile. I simpatici cagnoni sono condotti più volte al giorno a passeggio e li si può incontrare sui sentieri vicino all’ospizio. Sono delle vere star (e sanno perfettamente di esserlo) e si fanno fotografare volentieri.
(14/06/2013)
Per saperne di più:
Ospizio del Gran San Bernardo
www.gsbernard.ch
Museo e Cani del San Bernardo
www.museesaintbernard.ch