Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Lovanio: città dal cuore giovane e vitale

Lovanio Belgio

Il nostro viaggio nelle Fiandre continua e ci porta alla scoperta di una città antica ma dal cuore giovane. Lovanio e l’Università sono una cosa sola, ma le bellezze della città sono anche altre

Lovanio

Continua il nostro viaggio nelle Fiandre, a Lovanio. Oggi oltre 50mila giovani (la città ha circa 90mila abitanti con i sobborghi) di 196 differenti nazionalità studiano a Lovanio e la città e l’Università sono una cosa sola. Dappertutto ci sono residenze per gli studenti e per i professori. Molte di queste strutture sono ospitate in edifici storici, la più bella, sicuramente è quella ricavata nel Groot Begijnhof, il “Grande Beghinaggio” (Patrimonio UNESCO) un grande quartiere leggermente esterno (per quanto possa avere valore l’aggettivo “esterno” a Lovanio), a 10 minuti a piedi dal centro.
Quando si parla di Fiandre, molti la confondono con l’Olanda per via della lingua (che è simile ma non uguale). C’è tuttavia una differenza fondamentale che influisce anche sulla mentalità e sulla storia. Mentre i Paesi Bassi sono protestanti, in Belgio sono in maggioranza cattolici. Il Begijnhof è un’istituzione medioevale, un luogo di ritiro per pie donne non sposate o vedove che vivevano in comunità o in case singole senza prendere i voti.
L’istituzione è giunta fino ai giorni nostri, visto che l’ultima di costoro è morta nel 1988. Il quartiere è grande circa tre ettari ed è un intrico di viette, cortili, piazzette e giardini con le tipiche case basse costruite in mattoni rossi e arenaria costruite attorno alla Sint-Jan-de-Doperkerk, la chiesa di San Giovanni Battista. Per mantenere vivo il Begijnhof gli alloggi sono offerti a prezzo convenzionato e calmierato ma non si può abitare in via definitiva, gli studenti devono lasciare il posto una volta laureati e la stessa regola vale per i professori che hanno diritto di alloggio fintanto che insegnano a Lovanio.

La storia della biblioteca

Lovanio

La biblioteca universitaria fu distrutta durante la I Guerra Mondiale e 900mila libri andarono perduti. Nel 1914, giusto un secolo orsono La città ha pagato duramente la sua posizione di passaggio delle truppe tedesche. Fu semidistrutta per motivi non molto chiari, si dice per rappresaglia, si dice per errore. Poco importa! Lo scempio fatto è testimoniato da numerosi pannelli fotografici e da delle speciali targhe poste sulle antiche case ricostruite. Gli americani aiutarono a ricostruire la biblioteca negli anni Venti, le dodici stelle che sostituiscono le cifre sul quadrante del grande orologio della torre vogliono ricordare le stelle della bandiera statunitense e sulle pietre dell’edificio sono incisi i nomi delle scuole e istituzioni che contribuirono alla ricostruzione. Anche il grande cariglione di 63 campane è un dono di 16 società di ingegneria americane.

LEGGI ANCHE  "Scopri l'altro Belgio"

Lovanio, non solo Università

Lovanio

Le bellezze di Lovanio non sono solo legate all’università. La Stadhuis, il municipio, è uno degli edifici gotici più famosi al mondo, la prima pietra fu posata nel 1439 ma le 239 statue che adornano le nicchie sono moderne. Con una piacevolissima passeggiata in bicicletta sono andato a visitare gli immediati dintorni.
A sud della città si attraversano gli impianti sportivi dell’università per giungere al sobborgo di Heverlee, dove c’è il Kasteel van Arenberg, una bella residenza patrizia del 17° Secolo con il suo grande parco, alla fine del quale ci sono l’antica Sint Lambertuskapel, la Cappella di San Lamberto e, soprattutto, la Biblioteca costruita da Rafael Moneo adattando un antico convento. Sempre a Heverlee, in una zona di campagna con laghetti e sorgenti si trova la Abdij van Park, una grande abbazia norbertina. Si accede lungo un viale intervallato da una serie di porte, ai cui lati si estendono i campi e i laghetti dove venivano allevati i pesci. Il complesso di circa 42 ettari, è in fase di restauro e ci vorrà ancora qualche anno prima che i lavori siano completati del tutto.
In ogni caso, vale la pena di farci un salto, la chiesa è aperta, come pure il museo di arte sacra. Si esce per un’altra porta e si torna in città passando per l’ex area industriale della Philips, progetto postumo di Aldo Rossi, bellissimo per la razionalità degli spazi dove gli edifici sono immersi nel verde. Oggi la Philips non c’è più, rimane questa zona di servizi pubblici amministrativi e un grande centro sportivo (tra l’altro anch’esso opera di architetti italiani).

LEGGI ANCHE  Veneto: colori e sapori del trevigiano

Info: www.visitflanders.com/it

Condividi sui social: