In una Venezia di turismo mordi e fuggi, aumentare l’attrattività dei musei è diventato uno degli obiettivi più delicati. Le collezioni in genere restano ferme nei musei per decenni, alimentando nei turisti l’idea che, una volta visto, un museo è visto per sempre. Per ribaltare questa idea, la Fondazione Musei Civici di Venezia sta puntando a trasformare i musei in musei dinamici, con mostre che cambiano ogni nove – dieci mesi. Dai dati, emerge infatti che il pubblico di una mostra sostiene il pubblico dei musei. In altre parole, organizzare una mostra in un periodo in cui i visitatori sono in calo significa far risalire il trend. A questo si aggiunge la necessità di costruire una programmazione non avulsa dal contesto: Venezia ha un pubblico internazionale ed è pertanto fondamentale attuare politiche di sviluppo ed internazionalizzazione, in partenariato con prestigiosi musei. La Fondazione è stata costituita con l’obiettivo di migliorare la programmazione culturale e scientifica di lungo termine e facilitare i processi decisionali e di comunicazione. Le mostre devono essere di esplorazione e di ricerca per dare un contributo alla storia dell’arte ed ecco dunque la programmazione 2015 della Fondazione Musei Civici di Venezia (istituita nel 2008 dal Comune) che comprende il Palazzo Ducale, il Museo Correr, la torre dell’Orologio, Ca’Rezzonico Museo del Settecento veneziano, il Museo di Palazzo Mocenigo e Centro studi per la storia del tessuto e del costume con i nuovi percorsi del profumo, la casa di Carlo Goldoni e la biblioteca di studi teatrale, Ca’Pesaro galleria internazionale di arte moderna, palazzo Fortuny, il Museo del Vetro, il Museo del Merletto, il Museo di Storia Naturale, il Museo Storico Navale.
Henri Rousseau a Palazzo Ducale
Il 2015 si apre a primavera con Henri Rousseau, personalità centrale della cultura figurativa tra la fine del XIX secolo e il rivoluzionario periodo delle avanguardie. La mostra si è aperta a Palazzo Ducale (6 marzo – 5 luglio) grazie ai prestiti eccezionali del Musée d’Orsay e de l’Orangerie di Parigi e il patrocinio della Soprintendenza. Prodotta da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE (commissari Gabriella Belli e Guy Cogeval) presenta un centinaio di opere provenienti dalle più importanti istituzioni internazionali (quaranta capolavori dell’artista e sessanta opere di confronto). Famoso per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati Rousseau fu un punto di riferimento anche di molti pittori che precedettero e superarono le avventure del cubismo e del futurismo, da Cézanne a Gauguin, da Redon a Seurat, da Picasso a Kandinsky, da Marc a Klee, da Morandi a Carrà, da Frida Kahlo a Diego Rivera, per non dire di intellettuali come Apollinaire, Jarry e di collezionisti come Uhde e gli stessi Kandinsky e Picasso. Tutti artisti presenti in mostra con opere che dialogheranno coerentemente con quelle dipinte dal Doganiere nella sua breve ma intensa stagione creativa, tra il 1885 e il 1910.
L’arte al tempo della Repubblica di Weimer
In coincidenza con la mostra dedicata a Rousseau, il Museo Correr offre dal 1 maggio al 30 agosto “Nuova Oggettività. Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar (1919-1933)”, organizzato in collaborazione con il LACMA Museum di Los Angeles, co-prodotto da 24 ORE Cultura, curato da Stephanie Barron, conservatore capo del Dipartimento d’Arte Moderna del Los Angeles County Museum of Art, in collaborazione con Gabriella Belli. Una coincidenza forse astrale, ma sicuramente di grande rilievo dal punto di vista del confronto critico, se si pensa che il ben noto saggio di Franz Roh sul Realismo magico, pietra miliare nella storia critica della Nuova Oggettività, si apre con l’illustrazione del celebre dipinto di Rousseau Zingara Addormentata conservato al Museum of Modern Art di New York. Circa 150 le opere esposte tra dipinti, fotografie, disegni e incisioni: una rassegna che inizia nel 1919 e procede con una ricognizione attenta e perspicace fino all’infausto 1933, indagando attraverso l’arte e le sue forme quel travagliato periodo. Un capitolo della storia tedesca che viene raccontato attraverso l’opera di artisti di grande fama, da Max Beckmann a Otto Dix, da George Grosz a August Sander, da Christian Schad a Georg Schrimpf, ma anche di altri forse meno noti, tutti impegnati nella ricerca di una nuova, urgente risposta al quesito etico che la fine della Prima Guerra Mondiale aveva posto all’arte e al suo ruolo nella società civile. A conferma dell’importanza del tema sulla Nuova Oggettività a maggio Ca’ Pesaro dedicherà uno straordinario tributo a Cagnaccio di San Pietro (1897-1946), campione del Realismo magico e del ritorno alla classicità, tra Anni Venti e Trenta, con una selezione di capolavori di questo maestro schivo e appassionato.