Giovedì 21 Novembre 2024 - Anno XXII

Partono le ricerche della tomba di Alarico in Calabria

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Il sindaco di Cosenza ha incontrato a Roma la stampa internazionale per presentare il piano di ricerca della tomba e del tesoro di Alarico, re dei Visigoti, morto nella città calabrese

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Alarico

Il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto, ha incontrato a Roma la stampa internazionale, presso la Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati,  per illustrare i dettagli di un piano di scavi per la ricerca della tomba e del tesoro di Alarico, re dei Visigoti ed autore del famoso Sacco di Roma che nel 410 d.C. decretò la fine dell’Impero Romano d’Occidente. Tra il 450 e il 470 d.C. Alarico, di ritorno da Roma dopo il sacco durante il quale portò via una decina di carri carichi d’oro, argenti e altri preziosi (quantificabili in 25 tonnellate d’oro e 150 d’argento, oltre a camei e gioielli) e, secondo alcuni, anche la Menorah trafugata dai romani di Tito nel Tempio di Gerusalemme (70 chili d’oro e d’argento), morì prematuramente a Cosenza. Da 1600 anni quell’incommensurabile tesoro – il più grande della storia dell’umanità – giacerebbe lì, probabilmente sotto il letto del fiume Busento o nei suoi pressi, come vuole la leggenda.

La moderna tecnologia a servizio dell’archeologia

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Alla ricerca del tesoro di Alarico

Diversi sono stati nel tempo i tentativi compiuti per trovarlo, ma nessuna campagna di scavi era mai stata tentata prima d’ora per cercarlo in modo scientifico e ufficiale. Il geologo Rota, componente del Comitato scientifico Alarico, ha spiegato come la fase di ricerca preveda l’utilizzo dei più moderni mezzi che la tecnologia moderna mette al servizio dell’archeologia: dai droni ai georadar, dalla proiezione magnetometrica alla geosismica. Saranno utilizzate diverse tecniche per individuare anomalie del terreno che possano rispondere alle caratteristiche di una sepoltura, in cinque zone già individuate che corrono lungo il fiume e intrecciano i territori di Cosenza, Mendicino, Carolei e Domanico. L’area interessata sarebbe quella che corrisponde alla confluenza dei fiumi Crati e Caronte nel Busento. Solo successivamente a questa mappatura, e in base ai risultati acquisiti, si procederà alla campagna di scavi vera e propria. “I Goti, ha spiegato il geologo, si ritiene abbiano scavato una fossa profonda fra i 15 e i 20 metri, poi fatto delle palificazioni e quindi scavato ancora per seppellire il loro re con il cavallo e il tesoro. Dalle prime rilevazioni fatte ci sono elementi che ci spingono a procedere su un’area al momento circoscritta a poco più di un ettaro”.

Il tesoro si nasconde presso il massiccio dell’Alimena

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La grotta nella quale si nasconderebbe il tesoro di Alarico

Nel corso della conferenza si è infine fatto riferimento ad un luogo particolare salito alla ribalta oltre dieci anni fa come probabilmente legato alla sepoltura del re dei Goti. Si tratta di due grotte individuate fa dai fratelli Natale e Francesco Bosco presso il massiccio dell’Alimena in territorio di Mendicino, vicino Cosenza, le quali conterrebbero incise delle rune gotiche, di cui una farebbe riferimento proprio alla Menorah presumibilmente seppellita insieme ad Alarico. Altri elementi sospetti sono un toponimo aulico gotico-anglossassone, Rigardi, che vuol dire “guardare verso un luogo con devozione e rispetto”, una grande croce lapidea (20×12 m.) incisa su una roccia prospiciente le grotte, un piccolo altare rupestre e l’anomala presenza di tanta sabbia all’interno delle cavità. Il luogo è risultato già preso di mira da tombaroli, ma a quanto pare senza significative alterazioni, il che lo rende ancora oggetto di interesse per gli studiosi. La scelta di questo luogo, non proprio coincidente con la confluenza del Busento con il Crati, potrebbe essere stata motivata sia dal fatto che da lì passava un’antica strada che da Cosenza portava ad Amantea, sul Tirreno, dove i Goti diretti in Sicilia si fermarono per una mareggiata per poi risalire la montagna e raggiungere il capoluogo del Bruzio, sia perché si tratta di un luogo appartato, fuori da occhi indiscreti. Per raggiungerlo basta risalire il ponte di Carolei per un chilometro e mezzo tra due pareti alla confluenza tra il Caronte e il Canalicchio, e si arriva alle due grotte aperte sulla rupe a strapiombo.

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Di questo possibile e presumibile tesoro è stata fatta una stima economica che si aggirerebbe attorno ad un valore di 275 miliardi di euro, molti di meno di quelli che saranno necessari a condurre le ricerche che, ha affermato Occhiuto, ammontano a poche decine migliaia di euro interamente coperte dalla Fondazione Cassa di Risparmio della Calabria e della Lucania, senza escludere la possibilità di reperire anche altri fondi.

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