Per non risultare ermetico, preciso che Pernambuco è uno dei 26 Stati (capitale Recife) della Republica Federativa do Brasil, e l’Arrivederci nel titolo significa che durante una cena al ristorante (ça va san dire) brasileiro “Oficina do Sabor”, in quel di Milano, è stato officiato un sorteggio al termine del quale sono stato proclamato vencedor di una gita nel sullodato Stato (mediante attraversamento dell’Atlantico a bordo di aeromobili “Meridiana”). Tutto qui, dopodiché posso dedicarmi più concretamente a commentare che in Brasile ci torno (sempre) più che volentieri trattandosi di un Paese che già da ragazzino (quando guarda caso vivevo a Novara, culla dell’Istituto Geografico che la edita) cominciai a conoscere consultando, appunto, la mia Bibbia Viaggiatoria, alias il mai troppo lodato “Calendario Atlante De Agostini”. Talché posso adesso precisare che il Brasile è grande 8.515.767 kmq -28 volte il Belpaese-, vi abitano più o meno 200 milioni di brasileiros, di cui poco più di 9 milioni nello Stato di Pernambuco, grande poco meno di un terzo del Belpaese e con capitale Recife, abitata da 1.608.488 anime (tra le quali, tanto per far sfoggio di sana cultura calcistica, il grande Juninho, detto appunto il “Pernambucano”).
Più concretamente, torno volentieri nel nordest (con Rio come punto di riferimento) del Brasile, in particolare in Pernambuco, per due motivi. In primis perché il sud di quell’enorme (proprio ieri ero alle prese con Nauru, più o meno una zolla del Brasile …) Paese mi stava ormai stretto. Per colpa (scherzo) del mè amìs urugagio, Julio Debali, ero infatti quasi stufo (alla terza volta un po’ di entusiasmo viene sempre a mancare) di andare su e giù, in bus!, tra Montevideo e Itajai (bel resort balneare nello Stato di Santa Catarina) ivi comprese abbondanti stop e visite a Florianopolis, Laguna (Anita Garibaldi), Porto Alegre, Rio Grande, più una mia solitaria escursione a Nova Trento (rifocillato dagli abitanti trentinbrasileiros mediante polenta e grappa). Per non parlare, poi, della partecipazione al Festival del turismo di Gramado (Serra Gaucha, perché in Brasile, piaccia o no, ci sono pure le montagne…).
Nel settentrione del Brasile, invece (salvo Bahia, che appetto a Rio risulta già a nord) le mie vicende turistico – giornalistiche sono risultate meno intriganti, ancorché non possa negare di conoscere gli aeroporti (molto antan fa, ricordo, per volare da Rio a Manaus mi sciroppai stops a Salvador, Recife, Fortalez, Belèm). E conosco pure Maceiò (capitale del Alagoas) complice un’eliminatoria di Coppa Davis (ebbene sì, lo confesso, ‘ho fatto’ pure il giornalista di tennis) non senza scordare che tra un match e un altro si andava a rischiare di brutto su traditrici dune infinite zompando a bordo di pericolosi jittebugs. Ma stavolta, no, ne sono certo. Come in un’ideale “Dagli Appennini alle Ande”, la mia gita “Dalla Oficina do Sabor alle voluttuose spiagge pernambucane” si svolgerà in un tripudio di sole, feijoadas & caipirinhas. Perché a una certa età sarebbe anche il caso di mettere la testa a posto (se però trovo un sambodromo…) …. Muito obrigado per l’attenzione…