Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Bellotto e Canaletto, lo stupore e la luce a Milano

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La mostra del Canaletto e del Bellotto nella Gallerie d’Italia, adiacente piazza Scala, a Milano resta aperta fino al 5 marzo. Code per la cultura e pretesto per raccontare un pezzo di città, della sua gente e della vivibilità della metropoli milanese.

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Bellotto

Bellotto e Canaletto, lo stupore e la luce”, fino al 5 marzo alla Gallerie d’Italia, in piazza Scala a Milano. Per fortuna viaggio ancora ‘abbastanza’, ma i cosiddetti famtrips, in gergo anglo/turistico viaggi di familiarizzazione, stanno viepiù assottigliandosi, financo quelli, recente novità nel ‘mundillo’ del Turismo, a parziale pagamento. Col risultato che esco di casa sempre più raramente. Anche perché, cosa ci farei se mai sbucassi in corso di Porta Romana eppoi mi aggirassi nelle altre vie della metropoli milanese? Detto tra noi (e non senza precisare che è secondo me triste andare in giro da soli e ancor più tragico è il rito di bere in altrettanta solitudine, non parliamo poi se in un frequentato bar e/o in una affollata osteria) di posti dove andare ne posso contare pochi, ancorché, per la verità un paio ci sarebbe. Mi riferisco a un intrigante emporietto cinese vendente cianfrusaglie, ma temo sempre di incorrere in qualche fregatura, ancorché (dicunt gli ispanici) ‘barata’, poco cara, tipo orologini e/o statuine di Confucio, ‘made in China’ (che poi, quasi sempre, sarebbe la periferia di Prato). Seconda attrazione, una bottega d’abbigliamento che da qualche anno esibisce in vetrina un paio di slip targato G&A (iniziali che solo qualche incolto non sa che vuol dire Giorgio Armani). Il problema, però, è che a mio parere – ma posso anche errare – proprio per quel marchio il citato paio di slip costa 58 euro 58. Un importo, a voler essere sofisti, non caro se si pensa che nei primi anni di esposizione quelle firmate mini mutande apparivano al costo di 86 euro 86. Da cui si evince l’effettuazione di un congruo sconto che avrebbe dovuto far scomparire gli slip in quanto venduti. E invece, no, sempre lì, bene in vista, a dimostrazione, evviva, che di coglioni, che la pensano come me, in giro, vivaddio, ce n’è ancora qualcuno.

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Bellotto

A Milano, dicevo, esco di raro. Ma, un bel giorno, eccomi varcare il portone di corso di Porta Romana e puntare su piazza della Scala, lungo un percorso che, grazie (ma non solo) al clima festaiolo di Fine Anno, mi rallegra constatando l’ottima vivibilità recentemente raggiunta da Milano eppertanto goduta anche da chi la visita (turisti che continuate ad affollare Roma tra kaos, monnezza, scippi, e inesistenti trasporti pubblici: che cacchio aspettate a venire sotto la Madunina?).
Il percorso? La Cà Granda (Filarete per Francesco Sforza, oggi università, posto storico e di cultura) indi la piazza del Duomo, linda (manco uno che ivi orini, ho invece letto che in piazza San Marco…) con in cima la Madunina, eppoi l’affollata Galleria (già detto, Milano fotterà Roma anche “turisticamente parlando”) con la solita coda – secondo tradizione – a schiacciare girare sui tacchi sulle palle del mosaicato cornupeta (dicono che porti buono, e adesso capisci perché si dice “incazzato come un toro”…).

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Canaletto

Ma eccomi in piazza della Scala, laddove di file “per cultura” ne conto ben due (e ne aggiungerei altre due ‘immaginarie’: una, ‘lunga” quasi tre secoli, di chi alla Scala è già stato, e a un’altra di chi prima o poi alla Scala vorrebbe andarci). Una delle due code vere comincia sotto la statua del Leonardo e va a infilarsi nell’ispanico Palazzo Marino (oggidì, al posto de ‘los De Leyva’ – la seicentesca magione apparteneva infatti alla famiglia della manzoniana Monaca di Monza – frequentata dal ‘sindìc’ e gli altri capataz cittadini) per ammirarvi la Madonna di Piero della Francesca. E, quasi a confondersi, un’altra coda (comprendente il qui scrivente) ha per mèta la Mostra del Canaletto e del Bellotto nella adiacente Gallerie d’Italia, alias il palazzo della Banca Commerciale. Il tutto per tanta soddisfazione di chi scrive. Ma perché siffatta gioia? Elementare Watson: scopro che in giro c’è ancora tanta gente ‘normale’ (che non se la tira) che, per vedere un po’ di quadri, ‘prende su’ e va a farsi un po’ di coda al freddo (dopodiché, preciso per info, paga il biglietto di ingresso10 euro, abbondano comunque gli sconti, mentre l’entrata in Comune al dipinto di Piero della Francesca è gratuita).

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Canaletto

Aahh già … dovrei recensire “Bellotto e Canaletto, lo stupore e la luce” (fino al 5 marzo). E’ il primo progetto espositivo che Milano dedica al genio pittorico e all’intelligenza creativa di due artisti di spicco del Settecento europeo: Antonio Canal, detto “il Canaletto” (Venezia 1697-1768) e suo nipote Bernardo Bellotto (Venezia 1722-Varsavia 1780). Ma taglio corto imperocché, essendo di parte, andrei per certo sopra le righe. Amo infatti Venezia (morbosamente); mi affascinano i vedutisti (oltretutto, con la loro Camera Ottica, anticipatori dell’arte fotografica); mi incanta il ‘700 (il secolo dei Lumi, poi venne il buio di un romantico ‘800 del menga); adoro viaggiare, e zio, Canaletto, e nipote, Bellotto, di viaggi ne compierono à gogò (c’è pure un quadro del milanese Castello Sforzesco, e poi tante vedute di Roma, Londra, Dresda, Varsavia, ça va sans dire Venezia, etc etc).
Tutto ciò premesso, vabbè tifare, ma che recensione del menga verrebbe fuori? Concludo pertanto dichiarando che chi non va a vedere questa Mostra – entro, già detto, il 5 marzo – è un pirla (che ad ogni buon conto non è una malattia da mettersi a letto…).

Info: www.gallerieditalia.com/it

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