Da millenni l’energia dell’Etna favorisce una ricca agricoltura. Dalla vigna, da cui si ricavano grandi vini, rossi e bianchi, all’olio; dal pistacchio al miele ai funghi alle mele, passando per tante altre produzioni esaltate dalla mineralità del suolo vulcanico. Da qualche anno tra queste c’è anche un’altra specialità, il volcano gin. Il distillato derivante dalla macerazione dei galbuli di ginepro (da combinare con altre varietà botaniche) è una delle nuove tipicità nell’eccezionale dotazione di biodiversità che distingue le falde di ‘Idda’ (lei), come i catanesi chiamano la montagna-madre. L’Etna infatti partorisce nuova terra rigenerando tutto ciò che ha bruciato con le sue lingue di lava.
Volcano Gin da Santa Venerina a Sanremo
Si chiama Volcano Gin ed è stato concepito da 3 giovani produttori di Piedimonte Etneo e Linguaglossa, borghi del versante settentrionale del Parco dell’Etna. Alessandro Malfitana, Stefano Lo Giudice e Diego Pollicina hanno cominciato a muovere i primi passi in questo filone di produzione artigianale nel 2018.
Tutto comincia all’interno dell’antica distilleria “Cavalier Giuffrida” di Mastro Mariano, nel comune etneo di Santa Venerina.
Sono loro i pionieri della distillazione di questo liquore non solo tra le falde del vulcano, ma in tutta la Sicilia. Tra qualche giorno il loro gin sarà protagonista sui palati nell’imminente Festival della canzone Italiana. Il Volcano Gin è stato infatti selezionato come gin ufficiale di ‘Casa Sanremo’, lo spazio di relax e confronto, quest’anno sponsorizzato da Banca Ifis. Durante ogni sessione della kermesse canora, lo spazio ‘Casa Sanremo’ accoglie cantanti, ospiti, giornalisti accreditati e addetti ai lavori.
Nuovo cocktail Essere Speciale
Il gin dell’Etna caratterizzerà in particolare un nuovo cocktail: Essere Speciale è il suo nome, che richiama il testo e la melodia di una delle più belle canzoni italiane contemporanee, ‘La Cura’ di Franco Battiato. Un legame, quello di Sanremo col grande artista nato e vissuto al cospetto dell’Etna, tradottosi in alcune canzoni interpretate da altri cantanti sul palco dell’Ariston. Una su tutte Per Elisa il brano cantato da Alice, vincitore nell’edizione 1981. “Oltre a omaggiare un gigante della musica italiana questa miscela vuole anche rappresentare una nostra idea di ‘ponte’, in note di sapori, dal vulcano alla Liguria”, dice Malfitana.
Vino, grappe e ora Gin
L’Etna è un contesto territoriale secolarmente vocato al vino. Ma i suoi paesaggi d’alta montagna non avevano ancora una tradizione consolidata riguardante i distillati, fatta eccezione di uno sparuto numero di produttori che, da tempi recenti, si cimenta nella produzione di grappe. Il gin è quindi l’ultima novità, anche se va detto che sulle spalle del vulcano i cespugli di ginepro crescono da 5mila anni.
“Una materia prima di particolare qualità che non attendeva altro che di essere valorizzata – riprende Alessandro Malfitana. Negli ultimi 5-8 anni il gin è diventato lo spirit per eccellenza: tradizionalmente circoscritto ai pub britannici, dove il gin & tonic ha sempre rappresentato il drink per eccellenza, oggi tra gli alcolici più consumati al mondo. Non solo in Italia ma in tanti altri territori europei cresce il numero di quanti si cimentano nella distillazione del gin, arricchendola di componenti botaniche che lo differenziano molto dal dry gin inglese”.
La ricetta del Volcano Etna Gin dry
Sono due le linee di gin realizzate dal trio siciliano, “cresciuto di fatto a gin & tonic” – come tendono a sottolineare, riferendosi alle loro pregresse esperienze di lavoro a Londra.
Per quanto riguarda la prima a nascere, il Volcano Gin dry Etna , alle bacche di ginepro etneo “uniamo il fiore di ginestra, tipico di questo suolo vulcanico, che rilascia aromi e sapori floreali tra il dolce e l’amarostico, il finocchietto selvatico, con le sue note balsamiche, l’arancia amara, componente acida e fresca e, infine, la nocciola, altra prerogativa dell’Etna, che con il suo sapore di frutta secca dà rotondità al gin”.
Volcano Gin Etna Rosè
L’altro prodotto è invece il Volcano gin Etna Rosè, al momento il primo e unico gin rosato fatto in Sicilia. Nel mondo il pink gin non è certo una novità: lo si produce con petali di rose e frutti rossi. Nel caso Volcano Gin lo è: “utilizziamo le uve di nerello mascalese, il vitigno con cui si vinifica l’ormai celebre Etna Rosso”, riprende Malfitana. E poi perché siamo finora gli unici al mondo a produrre il gin rosato con la tecnica ‘sur lies’”. È il metodo francese di affinamento con cui si utilizza la feccia del vino, ossia i lieviti che si separano durante la fermentazione delle uve e viene mantenuta a contatto con il vino per estrarre ancora più sapori e profumi.
“Noi facciamo lo stesso con il nostro gin, al quale aggiungiamo i lieviti del vino che ci procuriamo da cantine vicine. A seguire pratichiamo il cosiddetto bâtonnage: una volta che i lieviti risalgono in superficie formando una sorta di cappello, lo ‘rompiamo’ per spingerli verso il basso: questi, risalendo di nuovo lentamente, rilasciano profumi, e determinano il desiderato colore rosa del liquore”.
La Volcano Gin è l’azienda pioniera in Sicilia, dove i produttori di questo distillato sono una decina, 5 dei quali sull’Etna. L’attuale produzione dell’aziendina catanese si attesta adesso su 30mila bottiglie all’anno: numeri da nicchia, in linea però con l’evoluzione della mixology e le scelte più consapevoli dei consumatori. Un nuovo appeal del vulcano più grande e attivo d’Europa.
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