Cera una volta, nella pronuncia, evoca le fiabe. Il titolo, però, è senza apostrofo perché la protagonista non è una formula verbale, bensì la cera, una materia antica, capace di dare forma a opere di straordinaria raffinatezza, sfruttando possibilità espressive proprie e inconfondibili.
Su questo gioco linguistico si fonda la mostra “Cera una volta. I Medici e l’arte della ceroplastica”, in programma dal 18 dicembre 2025 al 12 aprile 2026 nei nuovi spazi espositivi al piano terra delle Gallerie degli Uffizi a Firenze.
Curata da Valentina Conticelli, Andrea Daninos e Simone Verde, è la prima esposizione interamente dedicata alle collezioni medicee di sculture in cera e al loro sviluppo tra XVI e XVII secolo, quando la ceroplastica conobbe a Firenze il suo momento di massimo splendore.
La cera nella Firenze rinascimentale
Nella Firenze rinascimentale e barocca la cera – materia viva, malleabile, capace di imitare la pelle come nessun’altra – veniva utilizzata per ritratti, figure devozionali e scene di forte impatto emotivo, ambitissime dalle collezioni principesche.
Gran parte di questo patrimonio andò disperso nel 1783, con la vendita all’asta voluta dal granduca di Toscana Pietro Leopoldo di Lorena.

Il percorso espositivo è costituito da circa 90 opere, tra cere, dipinti, sculture e oggetti preziosi, provenienti da importanti istituzioni museali, che raccontano questa storia perduta.
Tra i capolavori esposti figurano l’Anima urlante all’Inferno, attribuita a Giulio de’ Grazia, e la maschera funebre in gesso di Lorenzo il Magnifico, realizzata dallo scultore Orsino Benintendi.
A Giulio Zumbo, massimo interprete della ceroplastica barocca, è dedicata un’intera sala dove si potrà ammirare l’opera acquisita di recente dagli Uffizi dal titolo “La corruzione dei corpi”, tema tipico di questo artista siciliano.
Il visitatore accompagnato in un labirinto
Il percorso espositivo, concepito come un labirinto, accompagna il visitatore dalle maschere funebri rinascimentali alle cere policrome del Cinquecento, fino alle inquietanti allegorie dei Novissimi, e alle celebri scene di decomposizione e peste di Zumbo.
Un allestimento che intende restituire alla ceroplastica la piena dignità di arte scultorea, ricollocandola nel suo corretto contesto storico e artistico.
La mostra è anche il risultato di un importante lavoro di restauro e ricerca, che ha permesso di approfondire le tecniche esecutive e di riportare in museo opere disperse da secoli.
Un’operazione di riscoperta che riafferma il ruolo dei Medici come collezionisti all’avanguardia e restituisce centralità a una materia troppo a lungo relegata ai margini della storia dell’arte.
Informazioni: https://www.uffizi.it/
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