«Nel luglio 1941, a ventun anni con il grado di sergente maggiore inquadrato nella compagnia comando reggimentale del 79° fanteria “Roma”, sono partito per il fronte russo, dove sono rimasto fino al novembre 1942, quando il destino ha deciso di farmi rientrare.» Sessant’anni dopo la tragedia dell’Armir e della guerra di Russia, Albino Marsetic consegna ai lettori il suo diario di guerra, un lavoro unico nel suo genere. È un testo di grande interesse sul piano umano ma soprattutto sul piano militare.
Marsetic ha registrato con precisione spostamenti di truppe, l’organizzazione militare, lo svolgersi delle battaglie, la vita delle truppe.
Grazie al diario di Marsetic possiamo seguire i soldati del 79° reggimento fanteria “Roma” divisione del Pasubio nel lungo viaggio dalle sponde dell’Adige alle steppe russe, di battaglia in battaglia fino alla sacca del Don. Prima in treno, poi in camion e infine a piedi verso luoghi che nessuno aveva mai sentito nominare ma che resteranno nella storia come tappe del tragico calvario delle truppe italiane in Russia.
Marsetic è un militare nel senso più completo del termine: non discute gli ordini, non giudica, non inveisce contro la guerra. Obbedisce e fa obbedire.
L’originalità di questo diario sta proprio nello sguardo da “addetto ai lavori”, da soldato che registra con sguardo neutrale tutto ciò che gli accade attorno. Ma la forza della tragedia storica attraversa ogni pagina, nelle immagini degli ebrei ungheresi asserragliati nel ghetto, delle donne sovietiche prigioniere perché accusate di spionaggio, delle tormentate marce di un esercito male attrezzato, dei commilitoni morti.
Un diario di guerra vivido e coinvolgente arricchito da foto inedite.