Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Fondo Val Chiusella, moderna Shangri-La

A pochi chilometri dalla città lasciata da poco, sulla strada asfaltata c’è un bivio che segnala la “Valle Incantata”, quella dell’eterna giovinezza. Questa valle è tale che quando la si scopre si viene “contagiati”; quasi a subirne un improvviso e subitaneo innamoramento

La Val Chiusella cinta dalle montagne
La Val Chiusella cinta dalle montagne

La prima “arrampicata” dalla grande valle è una strada comoda e non particolarmente ripida. Si sale per circa cinque chilometri; è larga, due vetture si possono incontrare senza doversi fermare. La grande valle che ho lasciato si spalma a sinistra, con le sue case, che in alcuni luoghi diventano anche piccole città, si vedono gli alberi diventare sempre più piccoli perché sto salendo la montagna. È bellissimo.

A un certo punto sembra che la strada sia finita. La montagna è chiusa come se fosse una grande saracinesca, non ci sono aperture. Debbo necessariamente seguire la strada che sembra finire lì, dentro la montagna.

Mi sento come Ali Babà davanti alla grande roccia e poi succede l’incredibile! Sembra appunto che la montagna si apra, la strada fa una curva verso destra e provo l’impressione di essere risucchiato dal grigio scuro della roccia; ma c’è per davvero l’apertura! La strada ha imboccato una specie di canale tra le mura di pietra, di alberi di castagno e di betulla; debbo procedere piano, temo possa essere una trappola della natura. Ma la natura non fa trappole.

Su e giù, tra monti, foreste e piccoli laghi

Un rivolo d'acqua tra le rocce
Un rivolo d’acqua tra le rocce

Si incomincia a scendere, quasi come sulle montagne russe, però al buio; le foglie degli alberi sono così folte che mi coprono come in una galleria di colore verde; i profumi di muschio, di umido, mi accolgono con affetto; ora la strada è quasi diritta, ma non si vede null’altro che quell’arco delle meraviglie. Il coinvolgimento è totale, naturale. A sinistra si intravede una specie di lago, il colore è smeraldo, lo specchio d’acqua è liscio; si vedono le bollicine d’aria che salgono in superficie come se il lago fosse abitato da migliaia di pesci che da sott’acqua, chiacchierando e discutendo sulle bellezze della loro vita, si chiedessero cosa faccio lassù in alto. Immagino cha da sotto loro mi vedano, mi scrutino.

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Dopo qualche centinaio di metri, si sale ancora; si sale e si incontrano i primi villaggi; le guglie delle montagne che circondano la valle sono innevate e le nuvole nel cielo si muovono come per dire: stai attento tu, laggiù in basso; tieni pulita la valle dell’eterna giovinezza e, se non lo fai, cadrà pioggia e ti bagneremo. Per fortuna non sono quelle minacce che mi inducono a tenere in ordine la mia Valle dell’eterna giovinezza, ma il naturale rispetto e l’amore.

Torrenti e ponti di pietra

Solide pareti di pietra
Solide pareti di pietra

Intanto ho deciso di continuare per la valle. A sinistra giù, in basso, in fondo, molto lontano, scorre un fiume; sembra che sia in un frullatore, le rapide sono bianche come la panna montata. Il contrasto meraviglioso con il rombo delle rapide e il silenzio della montagna mi tocca fino all’imbocco dello stomaco. Vedo sulle rive alcuni pescatori che lanciano le loro lenze; si dice che il fiume sia pieno di trote.

Continuo la salita; la strada diventa sempre più stretta e sembra dirmi: stai attento, intruso, non andare oltre, rischi! Ma ne vale la pena.

Sono arrivato in fondo alla Valle, si proprio in fondo, perché la strada finisce qui; ho superato alcuni ponti che sembravano messì lì alla rinfusa. Ho persino dovuto passare un guado: la vecchia campagnola si è comportata bene e l’acqua nel radiatore non è andata in ebollizione; anzi, è stata perfetta.

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