Malgrado lo skyline sia quello caratterizzante di molte città degli Stati Uniti, Boston ha qualcosa in più; è infatti la più europea delle metropoli americane, non solo per la continua innovazione urbanistica che le è propria – ad esempio le nuove architetture della zona portuale – ma anche e soprattutto per la raffinatezza del vivere, per la vivacità e la cultura che l’avvicinano al vecchio continente.
A un centinaio di chilometri dalla città si può raggiungere un altro luogo mitico – per gli amanti della letteratura – aperto ai visitatori. E’ The Mount, che conserva intatta l’atmosfera descritta nelle opere di Edith Wharton, che qui ha abitato. Opere d’autentico fascino, veri capolavori quelli della scrittrice americana: “La casa della gioia” (1905), “Ethan From” (1911), “L’età dell’innocenza” (1920) e altri ancora, ambientati anche a New York – la sua città – e a Venezia, da lei molto amata. Edith Wharton viaggiò e soggiornò infatti anche in Italia, oltre ché in Spagna, a Londra, a Parigi, dove si trasferì poi definitivamente.
Nella quiete del Mount
Nella sua autobiografia (Uno sguardo indietro) la Wharton ritorna costantemente agli anni trascorsi al Mount, specie nei periodi estivi, che così ricorda: “Quelle lunghe giornate al Mount, nel profondo splendore estivo o nella tonificante lucentezza dell’autunno, le passeggiate nei boschi, le corse in automobile per valli e colline, il conversare la sera, sulla terrazza, al chiaro di luna, le letture in biblioteca, accanto al fuoco, mi tornano alla memoria…”.
Pare rivivere di quelle atmosfere, la grande villa bianca degli incontri con celebri personaggi. Ecco le stanze silenziose dove Edith si concentrava per inventare e per scrivere; ecco il parco che allietò tanta fervida immaginazione e cultura.
(04/02/2011)
Boston e una sosta nella Villa di Edith. Foto di Giovanna Dal Magro