Un nuovo viaggio nei vizi e nelle devianze del nostro paese. Cos’è l’Italia? Anzi: che fine ha fatto l’Italia? Chi sono questi nuovi italiani e cosa sognano, chi venerano, chi santificano. Quali regole osservano, quante volte deviano e quanti peccati commettono. “All’italiana” è una definizione così comune che oramai serve per illustrare le vicende tristi, o soltanto buffe.
Per ricordare i nostri stravizi o l’abitudine alla devianza. Per mettere in guardia (sono italiani!) o patire insieme (siamo italiani!). Qual è la nostra colpa, e soprattutto dove è la nostra colpa.
Antonello Caporale indaga al fondo della responsabilità di ciascuno, indicando i fatti e le omissioni quotidiane. Specchio infranto di una società che non coltiva passioni ma solo furbizie. La devozione al potere, la consegna del silenzio, il nuovo perbenismo. Affari e quasi sempre preghiere. La nostra nuova vita consegnata all’Imperatore, manipolata dai sondaggi, illustrata perennemente da una telecamera.
Non avrai altro Dio all’infuori di me…
Dieci capitoli quanti sono i comandamenti. Traditi, violati, taciuti o, in un amen, dimenticati. “La parola chiave è divenuta la furbizia. Se si è furbi si fa carriera. Se si è furbi si fanno i soldi. E con i soldi, se si continua a essere furbi e accomodanti, cioè un poco più che intelligenti, si va al potere. E se riesci ad andare al potere poi te la spassi… La narrazione berlusconiana, così semplice e così fascinosa, ha diviso gli italiani e li ha resi nemici. Ognuno ha una colpa, e ogni colpa individuale viene compensata dalla colpa altrui, è una sorta di livella ante mortem, una riclassificazione verso il basso del diritto e delle responsabilità. Ciascuno con i suoi peccati, e nessuno sarà condannato.