Milano ha preso in prestito dal romanzo di Cesare Pavese, “La bella estate“, il titolo per il ciclo di iniziative che animeranno la città fino a settembre. Per resistere all’afa metropolitana il calendario, iniziato dai primi di giugno e divulgato da un opuscolo gratuito, comprende mostre d’arte, concerti ed eventi all’aperto. Milano non è conosciuta come la migliore destinazione per il tempo libero nella stagione estiva, ma in questo caso gli appuntamenti di spicco non mancano, sia per il grande pubblico che per gli intenditori. Si va dalle ninfee di Monet a palazzo Reale ai concerti jazz, per chiudere con il teatro di verdura e letture di testi storici. Il cinema si può assaporare – a patto di proteggersi dalle zanzare – in più siti, dal cortile di palazzo Reale ai chiostri dell’Umanitaria. Per i più piccoli l’appuntamento all’aperto sarà ad agosto, ai fossati esterni del castello Sforzesco, ma ci sono anche le visite guidate alle mostre e i laboratori didattico-creativi.
L’arte contemporanea del British Council
Il Pac, Padiglione d’arte contemporanea di via Palestro, ha una delle proposte espositive più interessanti con “Passports. Travels with art. 75 ani di pittura, scultura, fotografia e installazioni dalla collezione del British Council”. L’antologica viene dalla raccolta di proprietà dell’ente britannico che conta, in tutto, 8500 pezzi con opere di Lucian Freud, Henri Moore, Anish Kapoor, Damien Hirst, Richard Long. Al Pac, la finestra sull’arte britannica spazia dagli anni Trenta ad oggi e apre con un’installazione in situ: “Preserve Beauty”, di Anya Gallaccio, realizzata con fiori recisi autentici che via via si decompongono mutando colore e aspetto. Molte opere della collezione sono state acquistate dal British Council, a prezzi contenuti e in tempi non sospetti, per promuovere giovani talenti della nazione: una lungimiranza che permette oggi di vedere “Girl with Roses”, il ritratto della prima moglie di Freud; o “Apotryptophanae”, del quotatissimo Damien Hirst. La visita in via Palestro ripaga anche per la luminosa cornice degli spazi del padiglione, da aggiungere a una passeggiata nei vicini giardini pubblici.
Giverny a palazzo Reale
Un buon riscontro di pubblico è già stato registrato a palazzo Reale, in piazza Duomo, per “Monet. Il tempo delle ninfee”. La rassegna delle venti tele di grande formato che l’artista dedicò al suo giardino di Giverny poteva sembrare una scelta meramente turistica; è invece uno sguardo inedito su una fase carica di nuove intuizioni per il pittore francese. I dipinti vengono dal museo Marmottan Monet, raramente vengono dati in prestito tutti insieme e sono associati a stampe giapponesi e fotografie ottocentesche di giardini orientali. La mostra spiega con chiarezza come l’amore per la natura e per il dipingere all’aperto di Monet si sia mescolato alla passione per il Giappone. Le stampe e le fotografie, esempi di scatti in bianco e nero e dipinti a mano, mostrano come l’artista trasse ispirazione dallo stile nipponico emulandone soggetti e valori estetici. La ricerca delle variazioni di luce, lo studio sulla percezione dei colori dell’esordio impressionista di Monet si approfondiva via via sino a immergersi per intero nel processo della visione: le ultime opere sono talmente cariche di “pittura” da trascurare la rappresentazione delle figure, quasi al confine con l’astrattismo.