Essere poveri non significa solo non avere soldi. Vuol dire molto di più. Se questa condizione la si ha in paesi dove la democrazia è scarsa, la scolarizzazione è bassa e i diritti dei cittadini non sono al primo posto, la condizione di povertà è indice di sopruso e di sopraffazione.
I quaderni del pianto racconta la storia di una donna di umili origini che vive in un paese sudamericano. E’ incinta. Una mattina mentre fa il bucato gli si rompono le acque. Una corsa in taxi all’ospedale della cittadina più vicina per partorire. Nasce una bambina, ma dopo qualche giorno le viene detto che la figlia è morta in seguito a una febbre violenta. La donna non si rassegna, anche perché non le hanno permesso di vedere il corpicino. Si convince che la figlia è ancora viva e decide di agire, di non arrendersi. Con l’aiuto di Olivia, avvocato, che conosce casualmente, e di una giornalista scopre che nell’ospedale ci sono troppe morti sospette.
Trovano una donna pronta a testimoniare di aver sentito parlare i medici del rapimento del proprio figlio. Il sospetto che in quell’ospedale ci sia un traffico illegale di adozioni e di organi inizia a prendere corpo fini a diventare una certezza.
Occorrono però prove inconfutabili. La disperazione di una madre e la forza dell’amore riescono, a volte, a superare ostacoli impensabili. Con l’aiuto e la consulenza di Olivia, decidono di fondare un’associazione che si batta per far conoscere e portare alla luce gli orribili crimini. La stampa gli dà spazio e molte altre mamme si avvicinano all’associazione raccontando ciò che gli è capitato o di cui sono venuti a conoscenza.
Durante un convegno dell’organizzazione, la protagonista vede una bambina tenuta per mano dalla moglie del ministro degli Interni: la riconosce subito è sua figlia. In un impeto di gioia rabbiosa la stringe a sé e tenta di strapparla alla falsa madre. Le guardie del corpo la bloccano immediatamente e viene arrestata. Finisce in un ospedale psichiatrico. Lì lotta per non impazzire e caparbiamente non rinuncia all’idea di riabbracciare sua figlia.
Un libro che trasmette una forte intensità e anche un grande insegnamento. Emerge prorompente il dolore di una madre che trasforma la sua vita per non rassegnarsi a un lutto che non sente tale. La lotta che intraprende, la forza e la tenacia con cui si batte per riavere ciò che le è stato tragicamente strappato, sarà da stimolo e aiuto per altre donne che come lei vivono il dramma della perdita.
“Ricordo dapprima il freddo, poi il gelo, infine l’incubo. Mi ridestai quando chiesi di vederla e nessuno seppe trovarmela…..”