Venerdì 22 Novembre 2024 - Anno XXII

Il levriero di Tiepolo

Il levriero di Tiepolodi Derek Walcott (traduzione di Andrea Molesini), Consorzio Venezia Nuova (su licenza Adelphi), 2004” width=”158″ height=”220″> Il levriero di Tiepolodi Derek Walcott (traduzione di Andrea Molesini), Consorzio Venezia Nuova (su licenza Adelphi), 2004 Il “Levriero di Tiepolo” intreccia il viaggio espiatorio di due artisti caraibici: Camille Pissarro, il pittore sefardita nato a St.Thomas nel 1830, che lascia la sua isola per Parigi, e lo stesso Derek Walcott, alla ricerca della “vampa di rosa sulla coscia del levriero”, dettaglio di un dipinto veneziano visto in una mostra a New York.I due viaggi conducono il lettore attraverso una Parigi … Leggi tutto


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di Derek Walcott (traduzione di Andrea Molesini), Consorzio Venezia Nuova (su licenza Adelphi), 2004
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Il levriero di Tiepolo
di Derek Walcott (traduzione di Andrea Molesini), Consorzio Venezia Nuova (su licenza Adelphi), 2004

Il “Levriero di Tiepolo” intreccia il viaggio espiatorio di due artisti caraibici: Camille Pissarro, il pittore sefardita nato a St.Thomas nel 1830, che lascia la sua isola per Parigi, e lo stesso Derek Walcott, alla ricerca della “vampa di rosa sulla coscia del levriero”, dettaglio di un dipinto
veneziano visto in una mostra a New York.
I due viaggi conducono il lettore attraverso una Parigi e una Venezia rievocate, dove le immagini di
imperi al tamonto si confrontano con i paesaggi dell’infanzia caraibica.
Una biografia spirituale di Pissarro, artista che sceglie l’esilio; una galleria di intuizioni sulla storia
dell’impressionismo; un racconto dove Walcott mette a fuoco la propria identità di poeta che dipinge, di pittore che scrive.
Scrive Andrea Molesini sulla poetica di Walcotto:
“Walcott scrive poesie lunghe un libro. “Omeros” conta quasi ottomila esametri. Tiepolo’s Hound
(il levriero) circa quattromila. Poesie narrative, dalla trama complessa. Ma mentre i personaggi di
Omeros campeggiano vividi sulla scena del canto, quelli del Tiepolo’s interagiscono come fossero temi filosofici dibattuti, più che persone in carne e ossa. Le ossessioni di Walcott sono l’esilio, le radici culturali recise, la natura tradita, la cultura imposta, le lingue dell’Europa coloniale che scacciano quelle delle piccole isole addormentate nella bellezza dell’oceano, la riconquista di una identità destinata a restare, almeno in apparenza, inespugnabile come un mistero religioso, quella dei negri dagli occhi verdi, dei meticci educati dall’università dei colonizzatori”.

f.fo
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