Il nome evoca paradisi di relax e di palme sul mare.
A Palm Beach il mare c’è, la spiaggia anche, così come il sole e le palme.
Ma l’effetto idilliaco si limita a poche oasi, per lo più private. Per il resto prevale lo stile cantiere: mare torbido, sabbia da palude, edifici da periferia, vegetazione scarsa. Eppure è il luogo deputato per la “vacanza-pensione” dei ricchi della East Coast, come prova il reddito pro capite più alto degli States.
Centro commerciale a cielo aperto
Il centro storico, se così si può definire senza rispetto per l’Europa della tradizione, è costituito da due strade parallele, collegate fra loro da piccole traverse che corrono perpendicolari all’Ocean Boulevard. La più importante è Worth Avenue.
In poco più di un chilometro sono concentrate le più famose firme della moda, della gioielleria, del design, le gallerie d’arte più accreditate, antiquari dai prezzi inarrivabili, parrucchieri sofisticati, ristoranti trendy.
I negozi, se non si chiamano Chanel, Tiffany, Gucci con le stesse dimensioni dei corrispondenti sulla Fifth Avenue a New York, sono boutique di super nicchia, gestite direttamente dai proprietari.
Vi si vende solo cashmere, o solo bluse e babbucce in seta ricamata, o solo ricercati guinzagli e costose cucce per cani, o solo cappelli di paglia o cioccolatini “gioiello” provenienti dai templi mondiali dell’oro nero. C’è anche chi propone attrezzature da giardino, come Devonshire, ma non aspettatevi di vedere sedie di paglia e ombrelloni; in vendita fontane barocche in pietra, panchine in marmo, vasi con volute corinzie, statue di ninfe e satiri, tutto datato almeno ottant’anni fa.
Giovani a tutti i costi
Dai negozi escono cloni della Barbie, seguiti da “vallet” o “chauffeur” sommersi da cumuli di sacchetti firmati. Salgono sulle loro Rolls Corniche, Jaguar, Ferrari posteggiate in seconda fila. Magrissime, biondissime, strizzate in pantaloni-guaina di pelle rara e camicie iper ricamate, ancheggiano su tacchi a stiletto di Jimmy Choo o su mocassini Tod’s.
Sembrano ragazzine anoressiche, viziate da nonne ricche e indulgenti, ma più ci si avvicina più si capisce che le nonne, ma in età da bisnonne, sono loro. E i ragazzoni a fianco, con capelli appena brizzolati in tenuta da golf, non sono i papà quarantenni, ma i mariti ultraottantenni, vittime anche loro della chirurgia plastica.
Qui i sorrisi stereotipati e fermi, raccontano decine di lifting e non sempre di successo. Si inseriscono in pieno in un contesto, dove il “finto” più che un “must” è uno stile di vita.