Per chi c’è stato solo cinque anni fa la Cina delle grandi città è irriconoscibile. L’impressione è immediata, appena si scende dall’aereo. A Pechino l’aeroporto è stato rinnovato lo scorso anno. È una costruzione attuale, architettonicamente validissima, anche se non ha una firma doc, come succede nelle altre capitali d’Oriente. L’internazionalità salta subito agli occhi. Nelle scritte in inglese che si affiancano a quelle in cinese, nei manifesti pubblicitari, nei negozi, nei caffé, nel duty free, nelle vip lounge. All’imbocco dell’autostrada, però, per chi avesse dei dubbi su dove si trova, i caselli sono pronti a rispondergli con un tripudio di tetti a pagoda e elementi decorativi stile Ming. L’impatto con l’autostrada per traffico e quantità d’auto non ha nulla da “invidiare” all’Occidente. Accanto ai modelli coreani con in testa la Daewoo, molte macchine tedesche e un numero consistente di Jeep Cherokee made in USA. Ma il vero shock, la sensazione della metropoli contemporanea, la si ha nella Chang l’enorme arteria che, prendendo nomi diversi, attraversa la città da est a ovest. Una avenue des Champs Elyseés d’Oriente con tante corsie, marciapiedi larghi e un’illuminazione strepitosa la notte. Qui, nella parte centrale, fra la Città Proibita e Piazza Tiananmen ci sono gli alberghi più importanti e lussuosi. Dagli storici come il Beijing a quelli delle grandi catene internazionali, spesso in grattacieli.
Pechino e il mix delle sue anime
Questa parte della Chang è il cuore della città e anche il punto più adatto per capire Pechino e il mix delle anime che la formano. La zona del commercio e dello shopping della Wangfugjing, la piazza Tienanmen, espressione e simbolo della Cina Popolare e la Città Proibita, testimonianza della storia e delle tradizioni cinesi. La Wangfujing è uno stradone, per gran parte isola pedonale, su cui si affacciano palazzi e grattacieli con negozi, grandi magazzini, centri commerciali, ristoranti, bar. Vero paradiso dello shopping, più nel senso della quantità di offerta che della qualità.
Curiosamente, mentre nei negozi e nei magazzini la proposta, in gran parte di gusto occidentale, ha prezzi fissi di poco inferiori a quelli italiani, sulle bancarelle e nei cunicoli delle stradine laterali si può trovare a costi stracciati oggetti di produzione locale: dai cheomsang, le tuniche da donna in seta alle giacche con alamari alla Mao, alle scarpine di velluto, ai falsi firmati. Anche se per questi ultimi l’indirizzo doc è la Via della Seta, come viene chiamata dagli Occidentali, un incrocio di strade dietro il quartiere delle Ambasciate.
La domenica e il sabato o a date prefissate la Wangfujing e dintorni sono invasi di mercatini, soprattutto con cibo. Qui in pochi minuti chef abilissimi preparano dai piatti più conosciuti come i “ravioli al vapore” o gli “involtini primavera” a prelibatezze meno apprezzate dagli occidentali, come zuppe o insetti fritti. Dove la strada forma uno slargo nella bella stagione c’è un palco con un grosso dondolo collegato a due alti pali. Su questo siedono, legati, due temerari, che a un comando meccanico sono catapultati due volte nel giro di millesimi di secondo a un’altezza di circa 30 metri. E la fila di chi si compra questa emozione è lunga.
La storia in piazza Tienanmen
Piazza Tiananmen, a Pechino, è al di sopra di ogni aspettativa. E non solo per le dimensioni, 44 ettari. Probabilmente perché è la testimonianza di uno dei più importanti capitoli della storia dell’umanità. Di bello in senso assoluto c’è solo la porta della Città Proibita, tutto il resto è soltanto monumentale. A cominciare dal Mausoleo di Mao con le code chilometriche di cinesi che vogliono dare il saluto al Grande Timoniere, imbalsamato in un sarcofago di cristallo. Per continuare con il Museo della Rivoluzione Cinese e quello della Storia Cinese e il monumento agli Eroi del Popolo. E per finire con il palazzo dell’Assemblea Nazionale del Popolo, costruito nel 1959 per le riunioni annuali dei 3000 membri dell’assemblea, con un salone che può contenere 10 mila persone dove ha cantato Pavarotti.
Dietro il Mausoleo di Mao, da vedere, il Dashilar, movimentatissimo quartiere dei tempi della città imperiale, con negozi e mercati frequentati quasi esclusivamente da cinesi.
Pechino: la città nella città
Settantadue ettari fra palazzi e cortili, costruiti nella prima metà del 1400, che raccontano la storia di 24 imperatori Ming e Qing che si sono succeduti per 490 anni. È la Città Proibita, un gioiello architettonico che per poter vedere bene ci vogliono almeno tre giorni. Stupisce la mancanza di alberi, voluta per dare maggiore solennità al luogo e per ragioni di sicurezza, in quanto dietro alle piante era possibile nascondersi. Straordinari i colori che vanno dal rosso, al giallo al blu Cina, all’oro per alcuni vasi e per il pavimento della Sala del Trono. Sono, invece, grigie le case del vicino quartiere di Hutong, per distinguersi. E sono anche più basse, per evitare che da queste si potesse vedere all’interno della Città Imperiale. Diventate con l’andar del tempo abitazioni popolari e non più unifamiliari, da qualche anno, alcune di queste sono state ristrutturate e il quartiere si sta trasformando in zona residenziale chic. Qui le strade sono strettissime, ci si gira a piedi, eccetto i turisti che si fanno portare in risciò con bicicletta. Il giro previsto passa lungo il vicino lago artificiale Houhai, letteralmente mare posteriore, e raggiunge la piazza con la Torre della Campana e la Torre dell’Orologio, dall’alto della quale si ha una vista intrigante del quartiere.
Verde antico
Completamente diverso il Palazzo d’Estate al nord ovest della città. È un immenso giardino intorno a un lago con palazzotti, gallerie-porticati, sculture. Maestosa la sala della Longevità con gli specchi per cacciare gli spiriti maligni, e un enorme lampadario in vetro di Burano. Ormeggiata sul lago una grande barca con ruota di due piani, realizzata in marmo. Il palazzo d’estate è solo uno dei tanti spazi verdi della città. Prediletti dagli anziani per fare Tai chin, per esempio, sono i giardini del Tempio Celeste al sud della città con splendidi gazebo in legno decorato. O la Tomba dei Ming con il lungo viale di accesso fiancheggiato da statue di mandarini, cavalli, cammelli, unicorni, elefanti, comandanti. Qui c’è la tomba di Chang Li, imperatore Ming che portò la capitale a Pechino e una sala delle commemorazioni con una scala in legno costruita nel 1406 che, dicono, è la più grande della Cina.
Shanghai delle meraviglie
Per quanto Shanghai sia stata ai primi del 1900 la più occidentale delle città cinesi, e la “modernizzazione” lì sia cominciata quasi vent’anni fa, da un anno all’altro si ha difficoltà a riconoscerla. Basta pensare a Pudong un quartiere nato dalla campagna con i grattacieli più avveniristici come quello dell’Hyatt di 88 piani e 400 metri, il terzo del mondo, che sarà superato da un altro in progetto di 500 metri. È in faccia al Bund il mitico lungofiume con i palazzi anni ‘30 degli architetti della Scuola di Chicago equamente divisi, prima della rivoluzione, fra inglesi e francesi. Dappertutto, per far posto ai 17 milioni di abitanti sorgono grattacieli che spazzano via o incombono sui pochi quartieri di case basse. Come la città vecchia, sempre più turistica, con la casa del Tè, il ponte a Zig Zag e i giardini del Mandarino Yu. O lo Xintiandi con i suoi “shikumen”, casette su due piani in uno stile misto cinese e occidentale, luogo deputato dello shopping e dei locali alla moda.
Conto alla rovescia per le Olimpiadi
Nel 2008 Pechino ospiterà le Olimpiadi. La città si prepara all’evento con opere e progetti colossali che si inseriscono in un programma più vasto e a lungo termine. La metropolitana, che ora ha nove linee e si estende per 70 Km, nel 2020 avrà un raggio d’azione di più di venti volte, così da permettere di raggiungere una stazione della metropolitana in qualsiasi punto della città in 5 minuti a piedi. Nel giro di poco tempo si sono fatti passi da gigante. Dieci anni fa circolavano quasi esclusivamente biciclette e le poche automobili erano pubbliche. Ora le auto private sono moltissime, e negli ultimi mesi, per la Sars, sono cresciute di ben 2000 unità. Per paura del contagio, infatti, i mezzi pubblici erano disertati e molti pechinesi sono stati costretti a prendere la patente e a motorizzarsi. A tal punto che si sta già pensando a limitare l’uso delle auto, come è stato fatto a Shanghai. Intanto proseguono i lavori per la costruzione di autostrade e soprattutto di anelli esterni. Dal 1993 ad oggi ne sono stati costruiti tre di cui il più esterno di 50 km. Ma sono in previsione entro il 2006 un quarto, un quinto e un sesto di 188 km. E probabilmente per il 2008 ne verranno fatti un settimo e un ottavo.
La preparazione alle Olimpiadi continua anche dal punto di vista degli eventi e può capitare nei luoghi pubblici, come il Tempio Celeste, di assistere alle prove di una manifestazione, nella quale sono impegnati centinaia di ragazzi.